di Davide PASSONI
Lo avevano chiamato “Kartell Goes Rock“, l’evento organizzato martedì sera nel flagship store milanese dell’azienda per celebrare la special edition, dedicata alle sedie Mademoiselle, realizzata a quattro mani da Philippe Starck e Lenny Kravitz. In realtà è stato un “Kartell goes crazy“: tutti pazzi per il rocker americano e anche, un pochino, per il designer francese.
Via Turati, davanti al negozio, aveva già iniziato ad affollarsi di curiosi nel tardo pomeriggio; una calca che è andata via via crescendo, appiccicata alle transenne con i gorilla della security che faticavano a convincere i tanti con l’invito che prima delle 19 nada, non si entrava. Ma intanto, nel parterre chiuso di fronte alle vetrine, vip, svippati, Milano bene e personaggi eccentrici andavano avanti e indietro con calici di champagne e bicchieroni di vodka e tonic.
Poi, un po’ alla volta prima i giornalisti, poi gli invitati, pian piano hanno cominciato a confluire all’interno del parterre e, soprattutto, del negozio. Che, per chi lo conosce, è bellissimo per acquistare, un po’ meno per contenere centinaia e centinaia di persone in attesa trepida della rockstar e della designstar. Con camerieri-funamboli che ancora oggi ci chiediamo come abbiano fatto a non rovesciare nemmeno una goccia di champagne in quella bolgia infernale.
Attesa lunga, del resto le star si fanno aspettare. Attesa ingannata guardando il suggestivo allestimento delle vetrine, con le Mademoiselle firmate Starck-Kravitz affiancate da amplificatori da Nmilawatt, chitarre che nella calca qualcuno avrebbe benissimo potuto imboscarsi, 33 giri d’annata dei Police, Led Zeppelin, Jethro Tull che, non ce ne voglia l’amico Lenny, erano ben altra musica.
Comunque, tra una vodka e l’altra, mentre la calca dentro e i curiosi fuori montavano, intorno alle 20.30 si è appalesato Starck, vestito da biker e abbagliato dai flash dei fotografi. Gioviale come sempre, si è accomodato nei pressi del presidente di Kartell Luti e, insieme, hanno atteso l’arrivo di Kravitz.
Ancora una ventina di minuti e poi… l’epifania del divo. Fedele al suo stile e al suo look, Lenny Kravitz ha fatto la sua comparsa sulla soglia del parterre, tra scene di delirio da groupie, un’ondata di flash e una selva di mani alzate a brandire smartphone, cellulari, macchine digitali come spade laser di Star Wars a cercare un orecchio, un ricciolo, una scarpa di Kravitz da centrare nell’obiettivo. E i signori della security a gridare “no photo!”. Ma se era già su Twitter ancora prima di scendere dall’auto che lo ha portato in Turati! Intanto vi lasciamo questo video che abbiamo girato proprio con la nostra spada laser; ve lo lasciamo così, non montato, amateur, rustico, alla buona: perché è il bello della diretta, il bello della serata.
Tutto molto bello. Anche perché Kravitz, blindatissimo, ha concesso un paio di interviste in vetrina (insinuiamo: per quanti zeri?) e poi si è comunque lasciato andare a stringere mani e dispensare sorrisi, tra urla di signore di una certa età che se le avessero viste le figlie si sarebbero vergognate, e fan veri, chitarristi dentro, che dopo avergli dato la mano non se la laveranno per chissà quanti giorni, sperando che passi la scienza di Lenny sulle loro sei corde.
E comunque un bravo a Kartell: nel delirio di gente e fan, difficile da gestire ma tutto sommato ben governato, il brand ha fatto ancora una volta centro, dimostrando che quando si tratta di comunicare e inventare, non è secondo a nessuno. Nemmeno a un signore che viene da New York, di nome fa Lenny e di cognome Kravitz.
P.S. Da Kartell ci fanno sapere che l’ufficio stampa di Kravitz è stato “molto rigido” sulle interviste e che le poche concesse sono state a “zero zeri”. Allora non è sempre vero che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca