Come si fa a raccontare in poche battute 150 anni di storia del Cappellificio Barbisio, senza annoiare il rapido internauta abituato a pochi minuti di lettura? Come si può spiegare in parole spicciole l’evoluzione dei fatti?
STRATEGIE E MERCATO. Diciamo, ed è la scoperta dell’acqua calda, che in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, l’oggetto “accessorio“ è divenuto l’investimento più economico e comodo per chi vuole conservare un’allure chic senza dilapidare un patrimonio da shock. Perciò, l’argomento dovrebbe interessare.
Aggiungiamo poi che a non tutti i marchi di cinture, cappelli, scarpe, bijoux… funziona il giochetto del “fashion investimento, è chiaro”. A salvarsi sul mercato sono o i marchi super cheap-low cost, o quelle etichette di nicchia che si siano costruite una solida storia aziendale, una buona reputazione per passaparola o sul web, ed abbiamo un consumer già cosciente dell’unicità della propria manifattura.
Barbisio è uno di questi. Nei 5.500 mq della sua sede originale, oggi come un tempo persegue la via della manifattura artigianale di un “cappello sicuro ed elegante”, un prodotto profilato solo per un segmento alto di gamma, quindi destinato ad un consumer unicamente maschile e di nicchia cioè un “English man” capace di apprezzare forme classiche, esclusivamente in feltro di pelo di finissima qualità (i più pregiati restano il Garenne,Clapier, il Bcb) “con discrezione” e solo per mano di operai espertissimi, “figli e nipoti di cappellai”.
Una strategia mirata ed ineccepibile che ha portatao a 55-fino a 72 mila capi prodotti (+30%) tra il 2009 e il 2010, dunque alle soglie della grande crisi che ci trova ancora impantanati, ed il tutto avvalendosi di appena una trentina di dipendenti (fino al 2010 erano 19). Un nonnulla se confrontato con gli anni d’oro degli inizi del ‘900, quando la fabbrica Barbisio da 85 sale a 350 impiegati (era il 1914) arrivando a sfornare 250.000 cappelli all’anno, insieme all’intero sistema cappellifici biellesi, 25 fabbriche, che allora si impone sui mercati esteri, Africa e America, con 120.000 cappelli di feltro l’anno ed un canone stilistico “discreto ma eccellente ed italianissimo” che piace e che va a ruba.
ORGOGLIOSI DI ESSERE RIMASTI GLI UNICI A PARLARE DI CAPPELLO, NEL BIELLESE. Barbisio fa i miracoli? No, lavora puntando sull’eccellenza e sul Made in Italy, quindi, dice no alla dislocazione del suo prodotto ed investe sul futuro: “Eccellenza significa riuscire a realizzare un prodotto di livello veramente superiore che si sappia distinguere per caratteristiche, materiali utilizzati, manifattura etc” – ci rivela nel party di compleanno Presidente Maurizio Romiti – “Sono convinto che questo tipo di prodotto non possa che esser fatto da mani esperte che sanno come si tratta la materia prima e come deve essere fabbricato un cappello. Questo è il motivo per cui quest’anno abbiamo avviato insieme alla Camera di Commercio di Biella un master per mastri cappellai presso l’Università di Ingegneria Tessile di Biella” – ci ha rivelato.
Quindi, la tradizione va di pari con l’innovazione: oggi come 150 anni, la soffiatura precede sempre la imbastitura che abbozza la forma del cono; alla follatura eseguita meccanicamente o a mano – “il feltro è un materiale vivo” e come tale deve essere lavorato, abbinato ad altri materiali, ci insegnano in casa Barbisio – seguono in-de-ro-ga-bil-men-te la tintura, la modellatura, la rifinitura, il finissaggio e la guarnizione del cappello con gli appositi marocchini, nastri, fodere che, parola del Presidente Romiti, rivelano “effettivamente una qualità è molto elevata che si propone con caratteristiche distinguibili non perché “costa caro” ma perché effettivamente mostra la sua peculiarità rispetto ad un oggetto più dozzinale”.
E se poi questo fa rima con lusso, non si pensi alla luna: Barbisio attinge il feltro e la materia prima dal territorio che gli sta intorno, l’acqua per le lavorazioni è quella delle sorgenti della Val Cervo, gli strumenti sono pur sempre “di bottega”, tramandati come le regole per la fabbricazione di un ottimo cappello. Quelle che ha fatto la storia.
STORIA DI BARBISIO 1862-2012. “La Barbisio” viene fondata a Sagliano Micca, nella Val Cervo nel 1862 per volere di una dozzina di Cappellai sotto la ragione “Ramasco Bartolen Carlo e C.”. Nel 1897 in quella stessa zona nasce il Cappellificio Cervo sotto forma di cooperativa, la quale, in età fascista, si fa società Anonima. Venendo ai giorni nostri questa realtà è divenuta “società Cervo“, una Srl con Maurizio Romiti Presidente (la famiglia Romiti entra nel capitale del Cappellificio nel 2009 portando subito una crescita del +70%), la quale, sotto il suo cappello, doveroso gioco di parole, annovera Barbisio, oggi rimasto unico esempio di fabbrica di cappelli del distretto dei cappellifici biellesi; unico exemplum di 25 fabbriche della Val Cervo, a Tavigliano, Andorno, Sagliano; unico superstite della tradizione e del patrimonio industriale del “cappello di classe” in finissimo pelo di feltro 100% naturale, brevetto Barbisio, totalmente Made in Italy, da esportazione sui mercati internazionali, in particolare in Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e Cina con ricavi che, solo nel 2011, hanno superato la soglia dei 2 milioni di euro, con una previsione di crescita entro la fine del 2012 del +30%.
UNA VISITA ALLA FABBRICA AL BUIO. E dunque, come raccontare in un sorso solo tutto questo percorso? Barbisio ci è riuscito in 15 minuti e per di più al buio, regalando agli ospiti invitati al suo 150 mo compleanno un’esperienza sensoriale, un “Dialogo” all’Istituto dei Ciechi di Milano (Via Vivaio, 7) nel quale guide non vedenti si sono immedesimate in Ciceroni della fabbrica per farci sentire al tocco la morbidezza della materia prima, con le orecchie aperte i rumori della manodopera al lavoro, con le parole le forme geometriche dei coni per i cappelli, con un accenno l’odore dei componenti per la lavorazione in bianco e la lavorazione in nero.
MAURIZIO ROMITI. Noi saremo almeno riusciti ad avvicinarci a quell’idea, in meno tempo? E dunque, annoiato lettore cibernetico che sarà arrivato fin qui, sarai rimasto soddisfatto? Per te, la migliore chiusa è l’augurio del Presidente Romiti: “Vorremmo che i figli dei nostri figli possano continuare a godere di questo prodotto particolare e straordinario come questo, fatto con amore dal nostro piccolo numero di mastri cappellai che lavorano nella nostra fabbrica, e che si tramando il posto di padre in figlio portando avanti la tradizione della Valle Cervo”.
Paola PERFETTI