di Davide PASSONI
Per chi ha un minimo di passione per i motori e il lifestyle, varcare i cancelli dello stabilimento Maserati di via Menotti, a Modena, è un po’ come entrare in un santuario. Per quanto blasfemo possa sembrare, l’accostamento è in realtà azzeccato, in una terra come il Modenese nella quale i motori sono una religione. Il quartier generale del Tridente ci accoglie con il suo showroom avveniristico e con i moderni edifici direzionali realizzati a partire dal 2003, qualche anno dopo l’ingresso di Maserati in Ferrari. Il vero cuore pulsante del marchio, però, è nei capannoni di mattoni rossi dietro al nuovo complesso, che risalgono ancora al 1937-38, anni nei quali il commendator Orsi cominciò a fare la fortuna di Maserati.
Lo stacco tra presente e passato è subito forte quando, al di fuori degli storici capannoni, disposti ordinatamente su dei bancali e riparati da un’apposita struttura, fanno bella mostra di sé decine di motori Maserati già assemblati (a Maranello, negli stabilimenti Ferrari), pronti per essere montati sotto i cofani delle fuoriserie. Testata rossa per i motori 4.2 V8, blu per i 4.7, come ci racconta il nostro Cicerone Giorgio Manicardi, 68 anni, presidente dei seniores Maserati e vera istituzione in Via Menotti; impiegato per 35 anni dal 1966, nonostante sia in pensione non rinuncia a presentarsi in azienda ogni giorno alle 14, passandovi il pomeriggio e dando ancora il suo contributo e i suoi preziosi consigli a quanti vi lavorano. Poco più in là, non lontano dai motori, alcune scocche nude, già verniciate, provenienti dalla carrozzeria piemontese che produce per Maserati, primi pezzi di un puzzle che, alla fine, prenderà le forme di Quattroporte, GranTurismo, GranCabrio.
Sotto ai capannoni, la musica cambia. Tre linee di produzione in sequenza, ciascuna con decine di auto in lavorazione. Ogni auto, appesa al proprio carrello, passa attraverso una quarantina di “stazioni”, dove gruppi di due persone aggiungono mano a mano un tassello al prodotto, che prende forma progressivamente grazie all’opera totalmente manuale di chi ci lavora. Scocca, motore, sportelli, ruote, cruscotti, sedili… un po’ alla volta si passa da una nuda scatola vuota a una delle espressioni più autentiche e artigianali della sapienza motoristica italiana. Tanta elettronica, tanti computer ma nessun robot, solo la capacità di tecnici altamente specializzati e innamorati tanto del loro prodotto quanto della loro azienda. Che, non manca di sottolineare Manicardi, pare davvero un best place to work: nessun turno, orario 8-17 dal lunedì al venerdì, filodiffusione, aria condizionata, pochissimo rumore nonostante il materiale che si maneggia, ordine, pulizia. E tante donne, specialmente a svolgere i compiti chiave o quelli nei quali sono richiesti occhio, sensibilità, attenzione: dal controllo qualità dell’elettronica e dei cruscotti all’ultima verifica per escludere danni anche invisibili a verniciatura, cromature ecc. E poi una serie infinita di prove di simulazione, dal banco a rulli alla prova di insonorizzazione a quella di impermeabilità, dove ogni auto viene sottoposta a un vero nubifragio equatoriale (artificiale…); e se filtra una sola goccia, via, si rimanda a sistemare il difetto. E, per non farsi mancare nulla, la strada. Perché vanno bene i test “al chiuso”, ma Maserati collauda su strada ogni auto che produce – unica Casa a farlo – , la porta nel suo ambiente naturale per mettere l’ultimo e definitivo bollino di qualità al prodotto.
Una unicità di ambiente che si traduce anche nell’unicità dell’auto: ogni pezzo in linea è infatti accompagnato dalla sua “carta d’identità”, dove sono indicati il mercato di destinazione e tutte le personalizzazioni richieste. Le cui combinazioni, per inciso, sono oltre 4 milioni. Perché ognuna delle 6000 Maserati prodotte e vendute ogni anno è fatta su ordinazione, pochissimo è lo stock. Una filosofia che ben si comprende passeggiando a naso all’insù nei capannoni del ’38, mentre decine di Maserati in fieri ci guardano sospese a mezz’aria, pronte a trasformarsi da scheletri di alluminio senza vita a sogni da guidare.
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