“Il mio nome è Bond… James Bond”. L’agente 007 con licenza d’uccidere, intramontabile seduttore nel suo abito blu di serge, è il protagonista della mostra “Bond by GQ” in collaborazione con GQ Russia e Brioni, in esposizione fino al 20 novembre, presso la galleria d’arte contemporanea Solyanka State Gallery di Mosca.
Tributo ai 50 anni di storia del personaggio nato dalla penna di Ian Fleming, protagonista di dodici romanzi e due raccolte di racconti.
Come non ricordarlo? Gentleman impavido dal fascino rigorosamente total British, icona di stile con il suo “Martini. Agitato, non mescolato”.
Interpretato sul grande schermo da numerosi attori del calibro di Sean Connery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton e l’ultimo Daniel Craig, l’agente Bond “soldato” dell’MI6, servizi segreti della Gran Bretagna, non ha mai cambiato codice vestiario.
L’Abito d’alpaca, la camicia in seta bianca, cravatta nera, calzini blu e i mocassini black lucenti ne fanno un gentiluomo d’altri tempi.
Eleganza “su misura” raccontata dal brand Brioni, leader nella sartoria del Belpaese, che ha vestito, dal 1995 al 2006, l’agente in numerose pellicole da “Golden Eye a Casino Royale”.
La maison, tra le prime ad aprire un negozio di confezioni made in Italy nella Grande Mela accanto al al St. Regis Hotel sulla 55esima strada East, con i suoi capi pregni di classicismo e charm ha fatto di Daniel Craig uno dei James Bond più eleganti.
Flashback cinematografico-letterario e non solo, per riscoprirsi Bond per un giorno, magari a bordo dei suoi bolidi rombanti firmati dalla britannica Aston Martin.
Nella terra degli zar Brioni mette un scena una selezioni di capi d’eccellenza sartoriale, più di 300 con masterpieces, emblema dell’artigianalità del brand indossati nelle pellicole da Pierce Brosnan e Daniel Craig. Un tripudio di stile tra smoking, camicie, papillon e abiti da giorno che profumano d’avventura e sensualità.
Lo scenario espositivo moderno si tinge di giallo d’altronde “Il doppio zero della sua sigla l’autorizza ad uccidere, non ad essere ucciso”.
Martina PISASALE