di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Qualche settimana addietro, presentando Panerai, abbiamo detto che esistono grandi nomi dell’orologeria al di fuori della tradizionale patria elvetica e tra questi la citazione della A. Lange & Sohne di Glashutte era doverosa.
Oggi ci dedichiamo a questo illustre marchio che ha acquisito fama e visibilità in tempi recenti ma affonda le sue radici nel Diciannovesimo secolo.
Che i tedeschi, nel bene o nel male, siano capaci di grandi imprese tutti lo riconoscono e questa loro capacità di produrre risultati concreti viene applicata senza eccezioni in tutti i campi, orologeria inclusa.
A Dresda, splendida città capoluogo della Sassonia, già ai tempi di Federico Augusto I l’amore per le arti e le scienze è forte, grazie alla lungimiranza ed al mecenatismo di questo sovrano. La nascente arte dell’orologeria trova un ambiente particolarmente florido ed i maestri orologiai del tempo iniziano a creare capolavori via via sempre più interessanti.
In questa Dresda patria di innovazioni e fucina di talenti nasce Ferdinand A. Lange, nel 1815: già a quindici anni il giovane Lange è apprendista di un maestro orologiaio molto noto al tempo. Al rientro da un viaggio attraverso un’Europa in continuo fermento politico e culturale che completa definitivamente la formazione di Ferdinand lo stesso decide il grande passo: ha 30 anni (siamo nel 1845) quando fonda la sua fabbrica di orologi. E’ nata la A. Lange & Sohne di Glashutte.
Lo spirito di Lange è la chiave di lettura della strada che la sua creazione intraprende da subito: osservare, comprendere e replicare i fenomeni fisici, puntando ad una realizzazione unica e differente dal già visto; questo, in sintesi, è il segreto del successo di una manifattura eclettica che muove i suoi passi al di fuori degli schemi tradizionali che guidano l’industria Svizzera dell’epoca.
Nel tempo gli eredi della famiglia Lange hanno perpetuato il credo del suo fondatore, mettendo a segno grandi pezzi ed una serie di brevetti tecnici che ne hanno sancito la fama ed hanno attratto clienti facoltosi da tutte le parti del globo; fino alla Prima Guerra Mondiale, quando la Lange subisce una prima battuta d’arresto. Ripresasi rapidamente dallo stop, nel primo dopoguerra la manifattura è in piena ascesa ma la Seconda Guerra Mondiale frena ancora la sua corsa – si pensava allora in modo definitivo – , lasciando la quarta generazione della famiglia nella persona di Walter Lange senza la “sua” azienda. Glashutte rientra nella zona di influenza sovietica della Germania e le gloriose fabbriche di orologi della cittadina sassone vengono convertite alla produzione di orologi per le forze armate e pezzi “per tutti” sotto il controllo diretto dello stato.
Ma nel 1989 arriva la svolta: crolla il Muro di Berlino, i fantasmi dell’epoca buia sono spazzati dalla luce della libertà ed il “nuovo mondo” della Germania unificata salda i conti con il destino. Così, il 7 December 1990, lo stesso Walter fonda la A. Lange & Sohne per la seconda volta e, si spera, in modo definitivo.
Subito arrivano gli orologi che catapultano la casa di Glashutte a ridosso dei nomi sacri dell’Olimpo Svizzero (una “rinfrescata”: Patek Philippe, Vacheron Constantin, Audemars Piguet e Jaeger le Coultre sono il suo benchmark): il Lange 1, il Saxonia, il tourbillon Pour Le Merite.
Tre autentici capolavori che fanno paura alle maison elvetiche dell’alta orologeria, soprattutto il Lange 1: orologio unico per semplicità, rigore e bilanciamento, cassa tonda in oro (o platino), un movimento complesso e raffinato che fa conoscere al mondo la gran data – brevettata in questa versione -, esposta all’una, le ore decentrate in un sotto quadrante al nove (che in realtà occupa gran parte del dello spazio disponibile), la riserva di marcia al tre, recuperata dall’oblio dei tempi recenti (siamo nel 1990) e un altro quadrantino tra il quattro ed il cinque per i secondi continui. L’orologio è innovativo, filologico con la storia della casa, diverso dai classici svizzeri (quali ad esempio il Calatrava ed il Reverso, belli ma sempre uguali a se stessi da 60 anni): in una parola piace ai cultori della bella orologeria ed è un autentico successo di pubblico che oscura per un certo periodo la concorrenza diretta che non vanta nella stessa fascia di mercato modelli altrettanto evocativi e di carattere. Nasce il “fenomeno Lange” che fa sobbalzare il mondo della lancette ad ogni nuovo modello.
La Casa di Glashutte torna ad occupare per merito un posto già suo di diritto tra i grandi, battendo le avversità che la storia le ha riservato: Bentornata Lange!
I fatti recenti sono noti a tutti: il Datograph (cronografo con gran data), il Datograph Perpetual (crono con calendario perpetuo e gran data), il Double Split (cronografo fly back con doppio rattrapante, una prima mondiale) e, ovviamente, l’inarrivabile Tourbograph Pour Le Merite (cronografo rattrapante con tourbillon), che è la cifra della Casa. Abbiamo citato pezzi fantastici, con una tecnica virtuosa ed unica, come già nel 1845 spiegava il pensiero di Ferdinand Lange, il fondatore. Che cosa si può dire della catena di trasmissione del moto del Tourbograph (composta da 636 microscopici elementi) se non che è un capolavoro di ingegneria e micromeccanica? Null’altro!
Tra i fautori della rinascita del marchio vogliamo ricordare Gunter Blumlein, prematuramente scomparso nel 2001: negli Anni Novanta del Novecento ha guidato la Lange nella sua crescita prepotente ed ha lanciato il gruppo LMH in cui sono confluite anche IWC e Jaeger Le Coultre. Manager eccellente e uomo lungimirante, è riuscito nell’intento di far progredire vertiginosamente questi tre grandi nomi nel pieno rispetto delle singole peculiarità.
A. Lange & Sohne, ora parte del gruppo Cartier, ha ricostruito in vent’anni la sua secolare storia, ha sfidato i mostri sacri (non diciamo chi vince, non sarebbe corretto e preferiamo che ciascuno di voi tragga le proprie conclusioni…) del settore, ha creato uno stile uguale solo a se stesso, ha convinto un vastissimo pubblico; insomma, ha riscritto le regole.
Lange è oggi un caposaldo dell’orologeria: da sfidante è divenuta leader e chi tenta la scalata all’empireo delle lancette deve guardare anche a Glashutte oltre che a Ginevra… Attenzione: i tedeschi sono tornati!