Sulla direzione est‐ovest, dagli USA alla Cina, oltre a transitare l’economia mondiale, in termini di capitali, beni e servizi, passando per l’Europa, si consuma lo stillicidio di marchi storici che passano di mano in mano. Così si sono persi marchi prestigiosi dell’ industria italiana.
La Francia ha cominciato per prima, conquistando l’alta moda come Gucci, Bulgari, Fendi, Loro Piana, Pomellato, mentre hanno acquisito il passaporto cinese Krizia, Sergio Tacchini e Fila. Passaporto arabo, ha avuto invece Valentino. Da qualche tempo, Martini e Rossi di Torino sono diventati americani, la Peroni è in Sudafrica, la San Pellegrino è Svizzera, Star, Riso Scotti e Pasta Garofalo sono in Spagna, i cioccolatini Pernigotti in Turchia.
I francesi sono molto attivi in questo settore, da quando la Lactalis nel 2007 ha creato una succursale italiana con dentro brand prestigiosi quali Galbani (acquisita nel 2006), Invernizzi, Cademartori, Locatelli e President. Nonostante questo esodo costante, e’ doveroso evidenziare come anche Brands italiani guardano verso l’estero: Barilla ha acquistato in Francia Harry’s e in Svezia la Wasa; Luxottica ha recentemente acquistato l’americana Ray Ban, gli occhiali dei divi per eccellenza, Ferrero che oltre essere alla 32° posizione di Forbes, e’ tra le industrie più attive, forti della loro Nutella. Purtroppo pero’ il rapporto tra marchi italiani che vanno all’estero e viceversa e’ impetuoso: 3 a 1.
Questo un po’ per la mancanza di una politica efficace da parte del Governo italiano, un po’ per il campanilismo di imprenditori senza eredi, in grado di portare avanti il nome dell’azienda, che piuttosto che vendere agli “odiati” rivali di sempre, preferiscono cambiare passaporto ed e’ attraverso il traghetto dei fondi di investimento che verranno consegnate in pochi anni alla prima multinazionale interessata a comprarli.
Anche gli spagnoli hanno fatto la loro parte, acquistando soprattutto nel settore degli olii di oliva. Nel 2005 tre fondi hanno venduto per 130 mld/€, la Carapelli Firenze a SOS Cuertara, uno dei Mayri gruppi , quotata alla borsa di Madrid, con un fatturato di un mld/€ e gia’ proprietaria di olio Sasso, poi e’ stata la volta di Star andata ad Agrolimen.
Da ultimi sono arrivati i brasiliani: la JBS leader mondiale nella produzione di proteine animali, dopo aver fallito l’assalto (per ora) a Cremonini, ha completato l’acquisizione di Rigamonti, la bresaola piu’ famosa della Valtellina. L’eco della grande crisi sta assestando un colpo definitivo al Made in italy.
Italia in saldo verrebbe da dire, considerando il particolare periodo, dal 2009 ad oggi sono passate di mano 363 Aziende per un contro valore di 47 mld/€, nel 2011 il picco con 109 operazioni andate a buon fine. Se questo è lo scenario, potremo ancora parlare di Made in Italy?
*Former Partner Odgers Berndtson