L’altro giorno parlavo con il CEO di un’azienda italiana di medie dimensioni che compete in Italia e nel mondo con un marchio molto rispettato nel segmento del home decor e che, in questi ultimi mesi ha visto un lieve rallentamento del fatturato. Questo signore mi diceva, preoccupato, che è un momento in cui, per la prima volta nella sua carriera, si sente incerto sull’atteggiamento da avere sul mercato. La questione vi suona familiare? Beh, il mio invito è a non lasciarsi confondere dai segnali negativi e dai malumori che ci circondano, ma di focalizzarsi su ciò che sta funzionando bene in questo momento difficile e trarre qualche conclusione.
La prima conclusione di questa nostra chiacchierata vorrei condividerla con voi oggi. Assistiamo ad un calo della fiducia da parte dei consumatori, e non solo verso i mercati finanziari, la politica, le istituzioni, ma anche verso le aziende, le marche, i prodotti, verso il prossimo in generale. In un clima di questo tipo non basta applicare i principi del management in maniera diligente (oddio, già quello avrebbe salvato alcuni dalla bancarotta!) bisogna INNOVARE. Sì, era importante anche prima, ma ora è una condicio sine qua non che, per portare un’azienda ad eccellere sul mercato e a conquistare il cuore (sempre più distratto e difficile) dei consumatori e quindi la loro lealtà, deve poggiarsi su una solida base manageriale ed essere rilevante per il target.
Due esempi concreti. Apple. Un’azienda che, mentre lavora in maniera maniacale sull’efficienza, continua a innovare e rompere le regole praticamente di ogni mercato su cui compete. Ha reinventato 4 mercati: computer, telefonia mobile, retail e musica. E aspettiamo il quinto. Il suo fondatore: genio creativo ma anche genio dell’esecuzione perfetta.
Secondo esempio: Facebook. Un solo, apparentemente semplice, concetto: ma prima non ci aveva pensato nessuno o forse nessuno era riuscito a trasformare l’idea in una macchina conquista-consumatori (845 milioni: se fosse un Paese sarebbe il 3° più grande del mondo dopo la Cina e l’India). E oggi l’azienda cresce, +88% nel 2011, e per Facebook si parla in questi giorni della più grande IPO mai vista nella storia del mercato Usa. Alla faccia della crisi…
Come si diventa Apple? Facile: ci si dota di un CEO innovatore! Persone con questa passione, questa curiosità verso tutto ciò che li circonda, persone che vedono il mondo come una continua fonte di idee e di ispirazione, tutto sommato ce ne sono. Poi noi siamo in Italia, e se c’e’ una caratteristica che ci viene riconosciuta dal resto del mondo è la nostra creatività.
Ecco però ci serve un altro paio di elementi: 1) la capacità esecutiva, di realizzare le idee e farle diventare profittevoli per l’azienda, e 2) la capacità di contagio. La forza e l’energia di trascinare con sé tutta l’organizzazione, a tutti i suoi livelli e in tutti i ruoli che la compongono. Il che si traduce in creazione di un clima aziendale fertile per l’innovazione, ricerca dell’attitudine ad innovare nei nuovi assunti, resilienza all’errore, volontà di investire in formazione, di consentire e anzi promuovere l’allontanamento dalla scrivania per guardare oltre il proprio naso e “vedere” le idee.
E voi, ce l’avete un novello Mark Zuckerberg alla guida della vostra azienda?
*Partner responsabile della Global Luxury Practice di Odgers Berndtson