di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Ci risiamo: un altro duello intestino di quelli tosti tra due modelli leggendari che hanno raccolto nella loro lunga carriera un seguito di estimatori (o fanatici verrebbe da pensare…) tanto vasto ed eterogeneo praticamente ovunque, sempre pronti a sostenere il proprio “campione” quasi fosse un’entità perfetta ed estranea ad ogni possibile forma di critica.
Cartier, classe 1847, non ha certo bisogno di presentazioni: è uno di quei brand che opera nel settore del lusso inteso in senso globale, anzi, è forse sinonimo di lusso stesso. Usando questo nome, vox populi, si intende un oggetto di per sé prezioso, qualunque esso sia. In oltre un secolo e mezzo di storia la Maison parigina ha lavorato (lo diciamo senza tema di smentite) con tutti i potenti della terra: re e regine, principi e principesse, nobili e borghesi, politici ed attori, magnati dell’industria e campioni dello sport. Quanto è grande la fama di Cartier? Diciamo abbastanza da avere dato il nome all’incrocio tra la 5th Avenue e la Cinquantaduesima Strada nella Grande Mela… Vi basta come unità di misura?
Parlando nello specifico di orologeria il discorso non cambia: Cartier vuol dire orologio di lusso. Ma attenzione, non pensiate che la cosa sia puramente legata a questo concetto riduttivo: gli orologi Cartier sono sì belli, alla moda, di valore, ma sono oltretutto concentrati di tecnologia all’avanguardia con movimenti di manifattura importanti.
D’altra parte oggi il gruppo Cartier nel settore delle lancette rappresenta uno dei quattro colossi dell’alto di gamma dello Swiss Made (e non solo, visto che la patria di Cartier è la Francia) assieme agli storici Rolex e Swatch Group (un tempo SMH) e al più recente, ma non per questo meno importante, LVMH.
I nomi Pasha e Santos vi dicono qualcosa? Pensiamo proprio di sì, ma facciamo un breve ripasso per i più distratti.
Alberto Santos Dumont era un famoso aviatore brasiliano amico di Luis Cartier noto per le sue impavide imprese nei cieli. Nel 1904 Cartier disegna e realizza un orologio per il pilota. Ai tempi richiedere pezzi speciali da parte di facoltosi clienti era pratica abbastanza comune e, visto l’interesse per quell’orologio, nel 1911 Cartier introduce il modello Santos nella sua produzione.
“Pasha”, dal turco, indica un titolo conferito ad uomini importanti, teso ad identificare potenza ed apprezzamento per le cose belle e raffinate. Il personaggio che ispira questa creazione è il Pascià di Marrakech El Glaoui che negli anni Trenta del Novecento chiede a Cartier di realizzare un orologio impermeabile che possa essere indossato nella sua piscina (consentiteci di dire che ognuno ha i suoi problemi…). In questa occasione i tecnici della casa affrontano per la prima volta in modo serio il problema di impermeabilizzare la cassa. Questa esperienza servirà una decina d’anni dopo per realizzare i primi lotti di orologi impermeabili; avendo una cassa massiccia e possente riportano il pensiero al famoso Pascià dalle stravaganti richieste che regala così il nome alla nuova linea di prodotti. Il Pasha “moderno” nasce invece nel 1985 e riprende le sembianze della realizzazione degli anni Quaranta.
I due orologi sono estremamente differenti per forme e concepimento: il Santos nasce in un’epoca pionieristica per l’orologio da polso che si sta affrancando dai modelli da taschino e punta sulla leggerezza e la dimensione ridotta, le forme rigorose e geometriche che si riconducono ad un quadrato (o forse sarebbe meglio dire ad un quadro); il Pasha esordisce nel pieno rinascimento dell’orologeria meccanica quando il mercato ha voglia di lusso acclamato ed anche ostentato: è potente, impermeabile, vuole essere visto ed ammirato, veste materiali preziosi, ha particolari opulenti (pensiamo al copri corona con cabochon in zaffiro) e punta dritto alle più alte complicazioni tecniche. Pur così diverse, le due collezioni riescono a comunicare appieno a chiunque la loro appartenenza all’universo Cartier: si basano sulla consapevolezza di essere dei simboli duraturi di uno stile unico, possiedono una forma di lusso intrinseca che riesce a renderli oggetti del desiderio perfettamente comprensibili a tutti. Insomma, è il segreto tanto ovvio da capire quanto inspiegabile da motivare che determina il successo.
Parlando di Santos ci piace il modello di produzione attuale Santos 100 grand taille in acciaio e oro con cinturino. È parte della linea nata per commemorare i 100 anni di storia di questo segnatempo ed unisce un design che restituisce fedelmente le forme del primo Santos con le dimensioni attualizzate, più importanti, che donano portabilità e presenza al polso. Il connubio tra acciaio ed oro è discreto, lo rende meno formale nel linguaggio rispetto al modello in oro ma dona un tocco extra di eleganza rispetto al solo acciaio che consente di portarlo sia in barca (è impermeabile a 100 metri adesso) che alle cene di gala ottenendo il medesimo, grande, effetto. Splendido il quadrante argentè con lancette luminescenti e gl’indici orari neri di foggia romana che si espandono fino ad occupare completamente il quadrato esterno. Conclude il pezzo in modo molto caldo e morbido un cinturino di tinta maron in cocco con deployante acciaio e oro personalizzata.
Se parliamo invece di Pasha il nostro pensiero va ad un vero fuori classe: il Calendario Perpetuo con ripetizione minuti in oro dei primi anni Novanta. Orologio “urlato”, trasuda sfarzo da ogni particolare e segna la massima espressione della collezione anche in termini di complicazione meccanica. La cassa è tonda da 38 mm, lunetta liscia, corone con cabochon in zaffiro al tre per la regolazione delle funzioni (con la chicca della catenella che trattiene il copri corona quando questo è svitato) ed al nove per l’inserimento della ripetizione. Il quadrante, argentato, è molto affollato per via delle indicazioni multiple del calendario perpetuo con fasi luna ma possiede una grazia ed una simmetria che lo rendono comunque molto piacevole e colorato. Al retro troviamo una sorpresa che riconcilia con il mondo: il movimento, a vista, finemente cesellato con rotore in oro decorato con la doppia C intrecciata simbolo della Maison. Questo modello rappresenta una delle Mayri espressioni dell’orologeria contemporanea ed è stato ripetutamente battuto nelle aste più prestigiose a valori decisamente elevati.
La nostra scelta? Dovessimo farla oggi senza dubbio punteremmo sul Santos, orologio d’effetto ma sobrio, in linea con gli attuali dettami di understatement e discrezione che la situazione odierna suggerisce. Ma se chiudessimo gli occhi e per un attimo ci immaginassimo in un oasi nel deserto marocchino mentre ci immergiamo in una fresca sorgente… Beh, ci sentiremmo proprio dei “Pasha”!