di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Non è certo la prima volta che ci occupiamo di Eberhard, Maison dalla lunga tradizione divenuta leggendaria già negli Anni Trenta del Novecento per i suoi cronografi a due pulsanti e, nel decennio seguente, per il cronografo a rattrappante. Quest’anno Eberhard spegne le 125 candeline (è stata fondata nel 1887) dimostrandosi una della case più longeve e prolifiche in attività.
La Maison di Bienne ha da diversi anni uno “zoccolo duro” di estimatori proprio in Italia: la cosa è del tutto ovvia in quanto il management di primo piano e la proprietà sono italianissimi da diversi anni. Questo ha portato Eberhard dagli Anni Ottanta ad oggi a seguire (ed a volte anticipare) tutte le tendenze che hanno preso forma e segnato le tappe evolutive del settore, spesso nate proprio nel bel paese. Basti pensare al cronografo: Eberhard ha sfornato negli ultimi 30 anni una serie impressionante di segnatempo dotati di pulsanti e quadrantini e possiamo affermare senza tema di smentita che sia stata la Maison di riferimento per questo tipo di complicazione nella nostra amata penisola.
Sento già i cori di fischi… E Rolex? E Omega? E Zenith? Signore e signori calmatevi! Manca la seconda parte della storia: Rolex Daytona, Omega Speedmaster, Zenith El Primero sono stati e sono tutt’ora capisaldi intoccabili ma la vera forza di Eberhard è stata quella di far trionfare l’idea sul singolo prodotto. Il Chronomaster Frecce Tricolori, il Navymaster, il Champion, l’Aviograf, il Replica, l’Oldflyer, il Grand Croisiere, il Tazio Nuvolari, il Vanderbilt Cup, il Chrono 4, l’Extra-Fort e il Traversetolo… Non li abbiamo citati tutti ma almeno una buona parte della ricca produzione della Maison che lascia intendere come la sua mission sia stata l’affermazione del cronografo come orologio sportivo non privo di eleganza. Eleganza dicevamo, sì perché Erberhard ha puntato su un concetto di sportività classica nei suoi segnatempo che non si allontanano mai troppo dalla via maestra del design legato alla tradizione, sono rassicuranti, solidi. “Grandi Epoche Grandi Orologi” era uno degli slogan usati anni fa dalla Casa negli annunci pubblicitari e rende perfettamente il concetto poc’anzi espresso: l’orologio Eberhard esprime apprezzamento per la tradizione, è sportivo e non disdegna di far capolino nelle serate eleganti…
Attenzione però a non confondere la tradizione con l’immobilismo: non è il caso di Eberhard cha nel tempo ha dato prova di saper essere anche innovativa, come quando nel 2001 ha lanciato una prima mondiale di assoluto rilievo: il Chrono 4. L’anno prima era stato presentato a Basilea la quint’essenza classica della Maison nella forma dell’Extra-Fort, un cronografo che attraverso il suo design esprimeva tutta la vena storica di Eberhard. Eccoli i nostri due pretendenti di oggi: i due estremi (se così si può dire…) della produzione cronografica della Casa.
Chrono 4: cassa tonda da 40mm (in oro o acciaio, in tempi recenti arrivata a 42mm col modello Grande Taille), anse dai volumi estesi, lunetta liscia, pulsanti tondi a pompa e robusta corona a vite, ampio quadrante dominato dai 4 quadrantini posti tra ore otto e ore quattro: minuti crono, ore crono, ventiquattrore, piccoli secondi e datario ad ore dodici. Il movimento parte da una base solo tempo ETA cui viene accoppiato il modulo crono (calibro 250) debitamente modificato per presentare l’inconsueta disposizione allineata di tutti i quadrantini aggiuntivi. Cinturino in cocco.
Extra-Fort: cassa tonda da 39mm (in oro o acciaio, anche con fondello trasparente, denominato edition vitrée), anse sagomate ricurve, lunetta liscia, pulsanti crono rettangolari e corona sottile zigrinata, quadrante bianco o argenté con quadrantini dei minuti crono al tre e piccoli secondi al nove, lancette dauphine e datario ad ore sei. Il movimento è di origine Valjoux (7750) modificato. Cinturino in cocco.
Li abbiamo descritti volutamente seguendo gli stessi passi e, penso che ad una prima occhiata appaiano alquanto simili. Ma per capire le reali diversità i due segnatempo vanno indossati, vissuti. Come si menzionava prima, partendo dal concetto di segnatempo cronografico si arriva a declinare il risultato finale in due modi completamente differenti, non come impiego o funzioni ma come idea. Dove l’Extra-Fort comunica tradizione e continuità il Chrono 4 parla il linguaggio della modernità e della diversità, dove il primo proietta chi lo indossa in un mondo dai sapori classici ed affermati il secondo lo guida in un ambito di sperimentazione e ricerca del nuovo. Sì, avete letto bene, sono sapori, gusti, sfumature a volte impercettibili a decretarne le singole peculiarità, è il linguaggio che cambia mentre la forma sostanziale non muta.
Sono cambiate invece nel tempo la declinazioni dei due segnatempo: il Chrono 4 dopo l’esordio è stato affiancato dal Bellissimo, ovvero il tentativo di portare la carica innovativa del modello all’interno della tradizione della Maison, adottando una cassa molto classica con pulsanti ovali, corona zigrinata decisamente sottile ed anse a “ricciolo”. L’operazione a nostro parere non ha dato il risultato cercato per via della distanza dei linguaggi… Molto più fortunata ed azzeccata la trasformazione che ha dato vita al Chrono 4 Géant, colosso subacqueo a 200 metri con enorme cassa da 46mm dotato di lunetta professionale, ogni genere di protezione per la cassa ed un cinturino in caucciù con attacco sagomato. Nel mezzo tra il figlio Mayre e quello minore del Chrono 4 si trova il Temerario, la cui peculiarità è un sagomatissima cassa tonneau in acciaio che ospita il trade mark della collezione questa volta “in verticale”: i quadrantini prendono posto tra l’una e le cinque. Il design è molto riuscito ed ha la chicca dei pulsanti crono “nascosti” alle sommità dei lati lunghi della cassa e della corona “affogata” nella parte superiore ad ore dodici. Il Temerario (nome azzeccatissimo), nato nel 2005, è a nostro avviso la variante più riuscita della famiglia Chrono 4. Da qualche anno il Temerario ha aggiunto una variante ancora più ardita in acciaio DLC (cassa completamente nera) che porta alle estreme conseguenze il modello icona del lato innovativo della Casa di Bienne.
Ma anche il simbolo del classicismo della Maison non è rimasto immobile nel tempo e si è… Moltiplicato: i solo tempo ed i riserva di carica, nel 2005 il Crono Gran Data con Ruota a Colonne, nel 2006 il Rattrappante in oro rosa e la versione in acciaio, entrambe a produzione limitatissima (121 in oro e 333 pezzi in acciaio). Per il Centoventicinquesimo della Casa che cade quest’anno, l’Extra-Fort Rue a Colonnes Grand Date è stato scelto come orologio commemorativo dell’evento. Questa variante dispone di cassa tonda da 41mm in acciaio o oro orsa, quadrante argenté con indici romani, lancette dauphine anch’esse argentate, quadrantini ore crono al sei, minuti crono al tre e piccoli secondi al nove; la gran data a doppia finestrella è posta al dodici e segue nell’esposizione la circolarità del quadrante. I pulsanti sono rettangolari e la corona, a vite, è sottile, ampia e dalla profonda zigrinatura come negli orologi a carica manuale di una volta. Il movimento è un calibro integrato di origine Valjoux ampiamente modificato con l’impiego del sistema di smistamento della cronografia mediante ruota a colonne (calibro E/J 8150) ed è esibito in tutto il suo splendore grazie ad un oblò in vetro zaffiro che occupa tutto il fondello. Nel modello commemorativo troviamo la massa oscillante decorata con la data di fondazione e l’anno in corso nonché la scritta francese “125 ème anniversaire”.
Ci risulta sempre difficile focalizzarsi su dei modelli specifici di Eberhard senza coinvolgere l’intera idea di orologio portata avanti dalla Maison e questa volta non abbiamo fatto eccezione. Il punto sta proprio nel fatto che da anni Eberhard ha saputo infondere alla perfezione il suo spirito in ogni nuovo modello, rendendolo così parte integrante della sua lunga storia: non possiamo immaginare il Tazio Nuvolari senza il Chronomaster ed il Navymaster, così come non potevamo pensare al Chrono 4 senza aver visto prima il Tazio Nuvolari…
Qui sta il punto: come fai a dire quale faccia della medaglia sia più bella? Impossibile, possiamo dare un giudizio sulla medaglia nel suo complesso oppure dire quali siano gli aspetti migliori di ciascun lato… O semplicemente fermarci qua e dare un bel dieci ad Eberhard per tutte le belle storie che ha saputo raccontare finora attraverso i suoi segnatempo: complimenti ed appuntamento ai 250!