di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Credeteci: era da tanto che ne volevamo parlare! Lo Zenith El Primero ti riconcilia con l’orologio, ti fa dimenticare il turbine frenetico degli andamenti dei mercati, delle operazioni di marketing, dei ricavi, dei trend, insomma, si torna a parlare del prodotto, puro e semplice, senza altre implicazioni e complicazioni.
In realtà complicato lo è! Intendiamo lo Zenith El Primero: il primo movimento meccanico cronografico integrato con ricarica automatica della storia, dal 1969. Progettato e realizzato rispettando tutti i canoni classici richiesti della bella orologeria, con la novità della ricarica automatica (per altro molto elevata, minimo 50 ore) e l’alta frequenza di oscillazione del bilanciere: 36.000 alternanze/ora – quando la concorrenza si muoveva tra le 18.000 e le 21.600(!) – ha rappresentato lo stato dell’arte per anni, ed ancora oggi è considerato uno tra i migliori movimenti in produzione nonostante i Quarantatre anni alle spalle. Pensate che questo capolavoro di meccanica è nato in un periodo in cui tutti i progetti venivano eseguiti a mano, senza l’ausilio di sistemi grafici CAD, simulatori virtuali e quant’altro, solo l’uomo e le sue idee, a dimostrazione che se c’è cuore tutto è possibile.
I detrattori (e la concorrenza) lo hanno criticato a più riprese: la frequenza troppo elevata mette in crisi la tenuta dei lubrificanti (problema ormai superato grazie ai moderni lubrificanti in grado di non disperdersi sotto l’effetto centrifugo della velocità); la presunta inutilità di avere su un movimento meccanico la precisione al decimo di secondo (ma guarda caso ha dato il via al cronometraggio di precisione); la complessità di un movimento integrato automatico (poi però se si guardano tutti i movimenti cronografici di manifattura moderni – Rolex, Omega, Breitling, IWC e Jaeger LeCoultre per dire i più famosi – hanno seguito la stessa strada).
Una nota: per “integrato” si intende il fatto che l’apparato cronografico è incorporato nel resto del movimento, non è separato su una platina che viene poi “agganciata” al movimento solo tempo come avviene spesso. Questo implica da un lato una progettazione specifica e l’impossibilità di impiegare basi tempo già esistenti, dall’altro dona un minor consumo di energia quando si aziona il cronografo con la conseguente riduzione delle irregolarità di marcia e la possibilità di regolare l’anticipo dell’orologio con Mayr precisione, ma non vogliano entrare in dettagli troppo tecnici: per chi è estremamente curioso esistono bellissime pubblicazioni sulla cronografia dove si possono approfondire i segreti di questi movimenti.
La carriera di El Primero ha avuto fasi alterne: dopo una partenza brillante ad inizio Anni Settanta, ne è stata successivamente sospesa la produzione per mancanza di richieste negli anni bui dell’avvento del quarzo, quando anche Zenith ha dovuto adeguarsi al trend del momento. Il nostro campione ha rischiato addirittura di scomparire per sempre (cosa che oggi si stenta a credere…) quando la Maison ha deciso l’eliminazione dei macchinari di produzione: solo la lungimiranza delle maestranze della casa che decisero di preservarne i progetti in attesa di un futuro risveglio, cosa che ai tempi sembrava impossibile, lo ha salvato dall’oblio . Poi, il miracolo. Il ritorno all’orologio meccanico di fine Anni Ottanta ha fatto riaprire i cassetti e, grazie a Dio, è rispuntato lui! Da qua in poi è stato un crescendo: i modelli El Primero scalano le classifiche di gradimento e di vendita con l’apice nei pezzi celebrativi dei 700 anni della confederazione elvetica nel 1991. In quel periodo nessuno ha un movimento crono che possa sfidare da vicino quello di Zenith: Valjoux ha il 7750, mitico calibro usato da centinaia di produttori, che rispecchia le caratteristiche di El Primero, ma ad un livello inferiore; Nouvelle Lemania è nella stessa posizione col calibro 5100; gli altri si affidano tutti a calibri composti che non donano la stessa simmetria oppure agli “obsoleti” movimenti a carica manuale e Frederic Piguet col suo 1185 si pone a livelli di costo molto più elevati.
Ma, ironia della sorte, El Primero diviene leggendario anche grazie a Rolex!
Eh già, perché quando Rolex decide di pensionare il movimento Valjoux a carica manuale che impiegava sul Daytona dell’epoca, per il lancio del nuovo modello nel 1988 sceglie di avere il meglio e si rivolge a Zenith per avere il suo “campione” e la Maison di Le Locle, con molta lungimiranza, accetta. L’orologio più desiderato della storia moderna, ovvero il Rolex Daytona in acciaio automatico, monta un calibro El Primero!
Zenith, classe 1865, è da sempre una manifattura molto rinomata, ma è entrata nella storia grazie a questo cronografo. Oggi la casa è nelle mani sapienti del gruppo LVMH, che dopo una discutibile parentesi di qualche anno spesa a collocare la Maison in una fascia di mercato che non era la sua, condannandola ad ingenti perdite di quote di mercato, ha ripreso la retta via del prodotto di alta manifattura a prezzo equo.
Ed è tornato il successo: le nuove linee basate su El Primero stanno andando molto bene nelle vendite proprio perché rispecchiano tutta l’essenza e la tradizione di Zenith.
A titolo di esempio vi consigliamo di spulciare la collezione 2012: nella linea Pilot si trova il Doublematic, cronografo (ovviamente su base El Primero, qua nella denominazione 4046 con 439 componenti!) completato dalle funzioni Ore del Mondo automatiche e sveglia meccanica. E’ un modello che non ha concorrenza direttamente paragonabile come funzioni di cui dispone: vanta un design sportivo alquanto pacato ma soprattutto una tecnica unica che sicuramente affascinerà gli appassionati. Ed il prezzo da pagare per questo capolavoro? Credeteci sulla parola: molto meno di quanto possiate pensare… Per forza, è uno Zenith!