di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Tutti gli anni le novità dell’orologeria fanno bella mostra di sé ai saloni di Ginevra e Basilea nella prima parte dell’anno, ma è solo in questo periodo che la Mayr parte di esse possono essere ammirate nelle vetrine ed effettivamente acquistate. Eh già, perché tutte le Maison lasciano un (lungo) lasso di tempo per far maturare nella mente dell’appassionato il desiderio, oseremmo quasi dire la bramosia, di possedere il tanto agognato segnatempo che lo accompagnerà in futuro, magari per tutta la vita. Non esiste nulla di più potente che il pensiero prolungato per portare alla consapevolezza della scelta.
Infine va considerato il lato meno poetico dell’attesa, ovvero il fatto che spesso verso fine anno tutti noi possiamo disporre di qualche soldino in più grazie a tredicesime e quattordicesime per entrare in possesso del nostro sogno che fa tic tac…
Ed eccoci arrivati (non senza fatica quest’anno…) al momento in cui è concesso tentare di trasformare i sogni cullati a lungo per tre stagioni in splendida realtà.
Oggi ci concentriamo su una novità che, pur portando scritta sul quadrante la garanzia di eccellenza dell’orologeria – leggasi Swiss made – è frutto di una storia tutta italiana.
Parliamo del brand TCM, o come si firma da qualche anno per esteso, Terra Cielo Mare.
Il marchio TCM nasce nel 2001 ad opera della società La.Fo.Ce., storico importatore di IWC che, dopo l’acquisizione della casa di Sciaffusa ad opera del gruppo Cartier, ha dovuto rinunciare alla distribuzione del marchio in quanto il colosso francese decise di integrare nella propria struttura anche la vendita sul mercato italiano.
Da subito TCM riesce a darsi un posizionamento ben preciso nel panorama orologiero contemporaneo che ne decreta un immediato successo. In breve, l’idea è quella di proporre orologi pensati in piccole serie che rendano oMay ad imprese e personaggi celebri della storia italiana, soprattutto in ambito militare e sportivo: il risultato più eclatante è stato ottenuto con la serie dedicata ai Sorci Verdi, il soprannome dato alla leggendaria pattuglia aerea italiana del 12° Stormo divenuta famosa per le epiche imprese nei cieli nella prima parte del Novecento. La collezione è stata un autentico successo commerciale ed ha avuto il merito di introdurre ed affermare il concetto di orologio extra large (stiamo parlando di casse da 47mm di diametro corona esclusa…) seguito poi da moltissimi produttori svizzeri. Un’altra peculiarità è stata l’introduzione delle versioni per mancini, ovvero il posizionamento della corona e dei pulsanti cronografici sul lato sinistro della cassa, per consentire un agevole azionamento delle funzioni quando l’orologio viene indossato sul polso destro.
Il successo del giovane marchio italiano è certamente dovuto alla capacità di realizzare segnatempo dal design accattivante e potente, dotati di peculiarità costruttive che li rendono diversi dalla concorrenza. A questo si aggiunge la grande capacità di affrescare una storia molto evocativa attorno ad essi che fa leva sullo spirito eroico di imprese del passato; non ultimo una politica di prezzi molto centrata che consegna al cliente un prodotto di indubbia qualità, bello, ben fatto e ad un prezzo equo.
La riprova del fatto che la filosofia sia quella giusta si trova nel grande successo ottenuto dal brand anche al di fuori del confine italiano, come nel lontano Giappone!
Ora lanciamoci a capofitto sull’ultimo nato: l’Artiglio.
Artiglio era il nome di un’imbarcazione italiana varata negli Anni Venti del secolo scorso specializzata in recuperi sottomarini. TCM vuole ricordarne la storia e rendere oMay all’equipaggio tragicamente scomparso in un’esplosione avvenuta nel 1930 durante il recupero da un fondale di materiale esplosivo contenuto in vascello inabissatosi anni prima.
Tra i membri dell’equipaggio spicca il nome di Alberto Gianni, ideatore della torretta butoscopica, studiata per consentire ai palombari di ispezionare i fondali marini in tutta sicurezza.
Il nuovo arrivato di casa TCM è quindi un orologio subacqueo con pedigree veramente D.O.C.: resistente fino a 1000 metri (!) di profondità, vanta la valvola per la fuoriuscita dell’elio ad ore due che crea simmetria con la corona per la gestione di ore minuti e data al quattro. La cassa da 47mm è realizzata in titanio mentre il fondello avvitato e le suddette corone sono in acciaio. La struttura è sormontata da una lunetta fortemente zigrinata con disco nero e lucido in ceramica dove trova posto l’immancabile scala sessagesimale per il controllo dei tempi di immersione e, da vero professionale, ruota solo in senso antiorario. Completa il possente segnatempo un vetro zaffiro di elevato spessore definito ad “occhio di bue” per la forma molto bombata che porta l’altezza totale a 21mm. Non poteva certo mancare il cinturino in caucciù nero che ben si sposa con la lunetta. Degno di nota il quadrante disponibile in due versioni: nero con indici bianchi luminescenti oppure giallo Super Luminova con gl’indici neri a contrasto. In entrambi i casi abbiamo lancette di ore e minuti molto corpose cosparse di materiale luminoso e lancetta dei secondi a filo anch’essa dotata di una zona luminescente. Il movimento è un calibro automatico di origine Eta (2824) di provata affidabilità e buone doti antimagnetiche; peraltro questa specifica viene indicata anche sul quadrante.
Al di là della (tragica) storia di mare da cui prende spunto la commemorazione, dobbiamo annotare che siamo in presenza di un vero e proprio strumento marino, dotato di caratteristiche di prima grandezza sia dal punto di vista costruttivo che da quello estetico, in grado di rivaleggiare con nomi ben più blasonati, soprattutto in virtù di un esborso monetario richiesto che vi lascerà ancora qualcosa della vostra tredicesima da spendere per altri regali: giusto per placare le ire di mogli e fidanzate che ormai sono stanche di essere continuamente tradite dalla vostra passione… temporale!