Meno male che c’è il lusso. Almeno per l’economia mondiale. Questo sembra emergere da alcuni autorevoli rapporti che provano a misurare la crescita del comparto lusso di qui a qualche anno, crisi o non crisi. Ci hanno messo del loro anche colossi come Goldman Sachs, per i quali i prossimi anni vedranno crescere il giro d’affari legato al mercato del lusso fino a raggiungere cifre da capogiro.
Goldman Sachs, infatti, ritiene che nel 2025 il volume d’affari del lusso mondiale sarà nell’ordine di circa mille miliardi di dollari, grosso modo 770 miliardi di euro al cambio attuale. E anche secondo Standard & Poor’s, i profitti dei produttori di beni di lusso saranno nel 2013 leggermente più bassi, ma comunque superiori a quelli di chi realizza beni di consumo generici.
Del resto, secondo uno studio effettuato da Fondazione Altagamma in collaborazione con alcuni tra i principali analisti mondiali – da Ubs e Bain & Co, da Kepler a Bank of America -, il giro d’affari a fine 2013 sarà di 233 miliardi di euro, grazie soprattutto alle ottime performance previste per i settori della pelletteria, delle calzature, degli orologi (manco a dirlo…) e dei gioielli. E la crescita sarà ancora a due cifre, almeno del 10%.
Niente di nuovo nemmeno sotto il profilo dei mercati più promettenti. Pur se la crescita interesserà praticamente tutti i continenti, Sudamerica e Asia dovrebbero essere le locomotive. Del resto, se i Mayri analisti ritengono che tutti i gruppi del settore lusso hanno, per il 2013, outlook stabile o positivo e che la qualità del loro credito dovrebbe essere garantita, a meno di sconvolgimenti economici epocali, i Paesi cosiddetti emergenti (che ormai, diciamocelo, sono emersi da mo’…) saranno i primi ad approfittare delle condizioni favorevoli di mercato. E allora… buon 2013.
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