C’è un’affascinante, quasi poetica, contraddizione nella collezione Gucci del prossimo autunno inverno. Labbra alla Mick Jagger, capello sulla fronte, pelle esangue (quasi fossero i vampiri che spopolano con le saghe cinematografiche) i suoi giovani modelli sono figure ambigue, sembrano arrivare sulla passerella direttamente da una galleria d’arte contemporanea in cui i ritratti di Kris Knight prendono vita. Le opere dell’artista canadese sono infatti l’ispirazione dichiarata della palette di colori polverosi che domina tutta la prima parte della collezione, prima di cedere al total black, ma in realtà l’uomo Gucci sembra ambiguo proprio come le sue figure. E qui si svela la contraddizione, perchè Frida Giannini è riuscita a creare una collezione dal carattere definito, che non ammette mezze misure, nessuna trasgressione (mai ad esempio una stampa, che pure ricorrono di stagione in stagione su questa passerella).
Il senso di questo ammaliante gioco degli opposti lo si ricerca negli anni ’60. Quelli della Dolce Vita, verrebbe da pensare dopo stagioni in cui Gucci ha celebrato la sua identità attraverso i suoi accessori iconici. E invece Frida Giannini cambia immaginario, torna alla sua amata Londra, e dopo avere reso oMay più volte al suo idolo dichiarato David Bowie, si sposta ancora indietro nel tempo e lascia conquistarsi dall’amore per la graficità pura, smorzata però dai colori polverosi e dalla corposità dei materiali: panno casentino foderato con il neoprene per cappotti e caban, lana accoppiata al tessuto per le felpe deluxe. Nessun formalismo sopravvive: le maglie dolcevita sono abbinate alle camicie, di sera, rigorosamente in total black, compare moltissima pelle, abbinata anche al velluto. Tra gli accessori, fiore all’occhiello del brand, tra le borse con il manico in bamboo e le scarpe dalla suola alta realizzate con il metodo Goodyear, merita una menzione il berrette “casquette de marin”, che si candida a prossimo feticcio fashionista.
Milano Moda Uomo, giunta ieri al suo terzo giorno, si mostra attento al bisogno di concretezza dell’uomo contemporaneo. Le collezioni presentate in questi giorni riescono nella difficile missione di risultare indossabili dagli uomini reali, ma anche creative. Ad esempio Emporio Armani per assolvere a questo ambizioso compito decide di puntare sulla materia prima: il tessuto. La collezione autunno inverno 2014 2015 si chiama “Illusion”: da una parte ci sono i colori dei minerali con i loro effetti cangianti, dal grigio della roccia all’immancabile blu del rabarbaro; dall’altro le lavorazioni che rendono lo jacquard privo di spessore o che conferiscono l’effetto pelliccia alla lana. E anche la silhouette è studiata sfruttando gli effetti “illusori” dell’arte sarotriale: la giacca a 3 o 4 bottoni è accorciata, il rever è alzato e i pantaloni sono corti alla caviglia. Per il tempo libero invece è ammesso il maglione con inserti in ecopelliccia.
Gaia Trussardi invece diventa regista di una spy story: l’uomo Trussardi potrebbe essere Batman nella vita quotidiana (non è forse l’uomo contemporaneo un super eroe?) , ossia l’uomo comune con le sue necessità e i suoi hobby ai quali non rinuncia. Anzi fugge nella sua casa di campagna per coltivarli, da qui il set della presentazione che si è svolta nel Palazzo Trussardi di Piazza della Scala, tra bauli da viaggio e sofisticati giradischi. L’amore per i vinili e quello per i dettagli sartoriali sono in fondo facce delle stessa medaglia. La silhouette dei capi è piuttosto squadrata, lo styling è disinvolto ed obbedisce ad un naturale istinto all’eleganza senza costruzione, senza ossessione. Ci sono gli abiti gessati, i cappotti cammello, i pantaloni a sigaretta in pelle lucida, le maglie con le trecce e perfino le felpe in un mix di tessuto e neoprene effetto tartan. Insomma ciò che in nessun guardaroba può mancare, l’essenziale.
Andrea VIGNERI