Se il coccodrillo non sta solo sulla t-shirt, ma anche in famiglia. Prosegue infatti a colpi di sopa opera (degna di Beautiful) la faida famigliare tra gli eredi Lacoste, la casa d’abbigliamento del celebre coccodrillo, fondata nel 1933 da Jean-René Lacoste.
Nelle stanze del poter si mormora che il padre, Michel Lacoste e la figlia, Sophie Lacoste Dournel, proprio non si possano vedere, se non nelle aule di tribunale.
Primo episodio: lo scorso 23 October Mon. Lacoste, 69 anni e una vita in azienda, si rivolge alla giustizia per chiedere l’annullamento della nomina della figlia Sophie ai vertici di Lacoste, nella speranza di poter promuovere alla presidenza del gruppo, la nipotina, tale Beryl Lacoste Halmilton, ma i giudici gli negano ogni possibilità. A questo punto arriva il primo colpo di scena: Michel Lacoste decide di vendere al gruppo svizzero Maus Freres (già detentore del 35% della società) la sua quota di capitale, pari al 30,3%.
Secondo episodio: Sophie Lacoste Dournel, nel board aziendale dal 2005, cede anche lei al fascino della cessione delle proprie quote (28% del capitale) al colosso elvetico. La motivazione ufficiale? “Qualsiasi azione d’opposizione tra i due gruppi di azionisti avrebbe provocato pregiudizi agli interessi dell’azienda e dei suoi dipendenti“.
Facendo due conti, a questo punto il gruppo Maus Freres si ritroverebbe in mano circa il 93% del capitale del marchio, un rovescio non da poco per la società ginevrina che già detiene i brand Jumbo, Manor e Athleticum.
Certo è, che per Lacoste, la società fondata dall’ex campione di tennis Jean-René Lacoste e che ha chiuso il 2011 con un fatturato di 1,6 miliardi di euro, si tratta proprio di una palla corta. Chissà cosa ne avrebbe pensato della diatriba famigliare Jean-René, scomparso nel ’96 e che nell’arco di tutta la sua carriera ha vinto 6 coppe Davis, 2 tornei di Wimbledon, 3 Roland Garros e 2 Us Open: di certo Michel e Sophie hanno peccato di pochissimo fairplay aziendale.
Alessia CASIRAGHI