di Paola PERFETTI
Ci vuole C.L.A.S.S. anche quando si parla di fashion e di economia. Come fanno a convivere il serio e il faceto, i nani e le ballerine, i due lati di una medaglia votata al business? Basta impostare il discorso sulla green economy e il gioco è fatto: in occasione dell’ultima edizione di White 2012 alcuni marchi della moda made in Italy – ma non solo – hanno raccontato un universo di moda-eco fatta di successi, di nuove occasioni, di artigianalità e glamour votati all’ambiente.
L’idea di questa nuova edizione, la quarta, è merito di Giusy Bettoni, anima creatrice di C.L.A.S.S., la piattaforma votata al green all’interno di White – Milano Moda Donna che dalla sua location di via Tortona dedica un intero spazio al Rethinking Fashion: design responsibility. In linea diretta con New York.
Il 21 February scorso, infatti, C.L.A.S.S. – presente al White con l’area dedicata a brands eco-friendly con “Selection by C.L.A.S.S.” – ha debuttato a NY con “WHITE goes green with C.L.A.S.S.”: uno show within a show completamente dedicato alla promozione di brands e designers dall’animo sostenibile che testimonia il ruolo crescente della moda responsabile.
“Gli Stati Uniti rappresentano un mercato chiave che ripone molto interesse nei confronti della moda innovativa e sostenibile dove molti designer e stilisti condividono la medesima filosofia quindi una ottima opportunità di creare sinergie per C.L.A.S.S. ed i suoi partner” – hanno spiegato gli organizzatori che per questo 2012 si sono avvalsi anche della collaborazione di Massimiliano Bizzi, presidente White Group come manifestazione attenta al sostenibile; Stefano Cochis, Business Unit Director, Filature Miroglio come azienda di tessuti responsabili e creatrice della piattaforma di fili Newlife™; Danielle Levine, Head of Marketing and Communications (US) per Yoox Group.
E i risultati sono stati a dir poco incoraggianti, fra testimonial d’eccezione come Livia Firth, moglie del premio Oscar Colin Firth – da sempre amante delle eco-shoes firmate Riccardo Rizieri; e l’abito creato ad hoc dalla maison Armani.
Com’è andata a Milano? Protagonista della fiera meneghina è stata senz’altro l’Eco-Library, anima della piattaforma e fonte di ispirazione per i designers con le ultimissime innovazioni in merito a tessuti e filati suddivisi in tre aree principali: NATURALI ED ORGANICI, RIPROPOSTI RICICLATI, INNOVATIVI RINNOVABILI. A spiegarcela è Giusy Bettoni, cuore di C.L.A.S.S.
Veniamo dunque ai marchi.
A dare il benvenuto a tutti sono le delizie beach wear di Sofia Retro Bazar abbigliamento- intimo, mare, borse realizzati con foulard vintage anni ’60 e ’70, pezzi tutti unici e numerati a garanzia di cura ed originalità -.
Li ho trovati accanto al nipponico Kenland. La sua particolarità? Fiori, vino, ribes, soia, tè e soli decotti tratti dal mondo della natura sono gli ingredienti delle sue tinture al 100% green.
Quindi, faccio la conoscenza di 2add – linea di accessori tessili bio per donna e uomo in cui sciarpe e stole sono realizzate utilizzando unicamente filati, tinture, sete grezze, e trattamenti altamente naturali; e Bioneuma, la cui collezione è nata dalla condivisione di due grandi passioni, quella per la salvaguardia dell’ambiente e quella del lavoro “biologico”. I colori dei loro capi sono “naturalmente” crema, panna e del tutto riciclabili, anche nella vestibilità considerato che sono double face.
Accanto, ecco Momi Maison con le sue T-shirt e i capi sportswear-chic dalla duplice identità sia “made in Italy” che cittadino del mondo (per la filosofia “transtagionale”che vuole arrivare a tutte le estati ed inverni del mondo, ndr).
Total look da abbinare a deliziosi accessori a tema. E qui ritrovo alcuni nomi che non mi sono nuovi…
KREISICOUTURE by Krisztina Reisini, che riconferma la sua visione di unicità attraverso il fantasioso equilibrio tra artigianalità e glamour con veri objects des art ad alto impatto stilistico e visivo. Sono ricavati da tessuti vintage o eco-pellicce, fra modelli ispirati alle icone femminili della storia del cinema e cappelli-gioiello tratti dai cartoons d’antan disneyani, come Minnie, Daisy Duck…
Ci sono anche Le cose di Vazzano, “un originalissimo spirito innovativo che si veste di internazionalità miscelando antico, innovazione, ricercatezza e semplicità”; Of Hand Made, linea d’abbigliamento realizzata 100% a mano con filati completamente naturali – “e al tatto si sente”; le eco-luxury-borse Venuxberg, dove la bag si confonde con il gioiello visti i manici preziosi con le forme tratte dal mondo della natura.
Delle borse di Venuxberg vi abbiamo già parlato per via della loro lavorazione: pensate che sono create secondo la filosofia del riuso creativo, combinando basi di tessuti vintage a manici-catene ottenuti dalla rivisitazione di pezzi antichi.
Ma queste non sono le uniche “bio-chicche” trovate in C.L.A.S.S..
Andiamo alle borse Desmode realizzate con materiali naturali su telai a mano con una base di lana e ordito. A Voghera, artigiani specializzati creano fodere su lino naturale che poi andranno ad arricchire di patchwork e storie. Le borse marroni, infatti, provengono dalle pecore non filate e non tinte. Tutte le handbags sono un accessorio prezioso ed esclusivo, una diversa dall’altra, nate dagli scarti delle collezioni dell’anno precedente.
Passiamo quindi a Fondo 9 borse, fiorentino D.O.C. che proprio a Sesto Fiorentino ha trovato una geniale idea alla problematica del riutilizzo della juta proveniente dagli imballaggi del caffè, cacao, zucchero di canna delle piantagioni Brasile, Honduras e Vietnam. La juta è iper resistente: perché non sfruttare questa sua componente matericaa per farne borse dai ricami e dal design altamente “carioca”?! E quindi, via a un processo di riutilizzo al 100% naturali in cui la pelle viene conciata senza cromo; i sacchi vengono ricamati ricalcando a mano i pay off tipici dei “sacconi” di Asia, Africa, America.
Per chi ama i bijoux delicati ma fuori dalle righe, ecco Magma Jewels con la sua collezione di “gioielli” in carta e materie vegetali – stracci macerati la cui preziosità non è più affidata alle pietre ma all’unicità del design “fatto in casa” in tutto e per tutto. Questa linea si crea in cucina: avete visto nel video che delizia l’anello con il peperoncino? Un dettaglio… piccante che si mangia con gli occhi e si sostituisce all’occorrenza. Biologico ed anallergico. Insomma, eccomi di fronte ad modo di pensare al jewlery, alternativo e prezioso, soprattutto per il suo rendere centrale l’apporto della natura. Tre sono le collezioni disponibili: Logos, con protagonisti i minerali; Anemos, dove le forme sono tratte dagli elementi del mare; Bios, dove tutto è biologico.
Per chi desidera puntare sul concettuale, numerato, firmato, c’è poi Silenzio Stampa by Alice Visin bijoux: reimpiega la carta dei Mayri quotidiani-pubblicazioni nazionali – scontrini per farne collane, anelli, cinture in cera… colorata – rosa come la Gazzetta dello Sport; bianco sporco come i magazine; giallini come Il Sole 24 ore…
Nel mio tour faccio anche una graditissima conoscenza: quella di Gaia Pace, businesswoman che dopo anni “a braccetto” con Gianfranco Ferré ha dato vita alla sua collezione omonima, tutta dedicata alla moda donna, secondo una piacevole haute couture chic dove tutto ha le forme e i colori delle lane naturali, fra pelli affumicate natualmente e sete, visone, velluto e viscosa. I colori sono il risultato di un accurato processo di lavorazione. Questa è la quarta stagione che sta spopolando negli Stati Uniti, in Francia, Spagna, Libano, Beirut… ci torneremo di certo.
Intanto, e per finire la nostra eco rassegna, ecco 959, linea di PaoloFerrari che quest’anno ha deciso di trasformare la sua eco-design fatta di cinture di sicurezza in complementi d’arredo e borse unisex.
Certo, andare a ritrovare brand amici come Mou o Bloch è cosa gradita. Così come regala una certa soddisfazione scoprire che Serebrova, dall’Ucraina, dà forma a cappotti pregiatissimi dai prezzi irrisori, tutti realizzati tagliando e ricucendo a mano i tessuti iconici della sua terra (nel video vedete un dettaglio delle lavorazioni a taglio).
Eppure – detto fra noi – quanto è bello poter dire di aver toccato prima di tutti intere collezioni che vestiranno gli uomini e le donne di domani, se queste, oggi, avranno rispetto della loro terra?
La green economy applicata al fashion vuol dire anche tutto questo.