Alzi la mano che non è iscritto ad almeno un social network… Fatto? Di mani alzate non ci sembra affatto di vederne. Eh, sì, perché al giorno d’oggi se non sei iscritto a Facebook, a Twitter, a Instagram, a Pinterest e via discorrendo è out. Sarà capitato anche a voi allora di vedere comparire sulla timeline della vostra homepage le facce talvolta sorridenti, talvolta ammiccanti, altre ancora fintamente imbronciate dei vostri amici. O presunti tali… visto che sui social abbiamo un migliaio di amici e spesso il sabato sera non abbiamo compagnia per andare a mangiare una pizza.
Questa mania dilagante ormai da un po’ di tempo di autoscattarsi foto in ogni luogo della terra (spesso anche in bagno, davanti allo specchio) ha contagiato tutti, belli e brutti, giovani e meno giovani, gente comune, star della Tv, del calcio, della musica e della moda. Anche i bambini, giocando con i telefoni di genitori, parenti o amici, volendo emulare i grandi provano a farsi dei selfie (è questo il nome nel gergo tecnico dei social). Un virus, una febbre che ha preso anche chi poi, dopo essersi scattata una foto con il seno ben in vista e averla postata su ogni social, lamenta di qualche altro amico che, invece, al mare, disteso sulla sdraio, si fotografa gambe e piedi nudi.
Bene, questa singolare tendenza, questa mania di apparire ad ogni costo, ha generato una forte stanchezza da parte dei no selfie addicted, stufi di vedere comparire sulle loro homepage duckface e allusive bocche semiaperte. Tanto che tre giovani ragazzi milanesi, Alessio Fava, Pasquale Rezza e Davide Ferazza, muniti di ironia, hanno cercato di lanciare un messaggio forte e chiaro a tutti i maniaci dell’autoscatto, creando la campagna #setiselfieticancello , pubblicizzata da un video divertente, in cui esortano gli addicted ad uscire fuori da questo tunnel.
Lungi dai tre l’intento di fare la morale a qualcuno: “Non vogliamo fare la morale a nessuno, è un video ironico. I selfie, in fondo, ce li facciamo anche noi“, commentano. Eppure il messaggio che passa è chiaro: basta. Che va bene tutto, va bene nutrire il proprio ego a suon di like, va bene l’autostima, va bene sentirsi belli e piacersi, ma a tutto c’è un limite, perché ” il problema non è il selfie, ma la quantità smodata di selfie. A quel punto ci siamo detti: proviamo a lanciare un messaggio”, dicono i tre.
Quindi, se siete vittime della malattia dell’autoscatto e postate troppi selfie, attenzione: i vostri amici potrebbero taggarvi nel video Save yourselfie, prima, e cancellarvi dalla loro timeline dopo.
Pinella PETRONIO