Chiedete ad una persona, una qualunque, nel mondo di dire a quale nazione associa il termine moda. Quali i nomi che le vengono in mente. Siamo pronti a scommettere che la nazione sarà l’Italia e i nomi saranno Gucci, Bottega Veneta, Ermanno Scervino. E questo perché, non ce ne vogliano i francesi che forse dalla loro avranno le sfilate dell’haute couture, la moda parla davvero italiano. Non a caso anche a Parigi durante la settimana dell’alta moda i nomi più blasonati e attesi sono proprio quelli italiani.
Al di là di quello che pensa spesso la gente comune, che vuole vedere solo un mondo di frivolezza e leggerezza (“Cosa parlate a fare di moda? Ben altri sono i problemi del nostro Paese…”), la moda è un’azienda che porta all’Italia fatturati da capogiro, che dà lavoro a molte persone e che permette di fare girare l’economia. Il Made in Italy è un valore da proteggere perché è in qualche modo un marchio distintivo del bello e del ben fatto che consente alle aziende di esportare e vendere all’estero. Un esempio: Bottega Veneta ha chiuso l’esercizio del 2013 con ricavi complessivi pari a 1.016 milioni di euro, in crescita del 13,8% a tassi di cambio costanti. E se nonostante la crisi i numeri di fatturato continuano ad aumentare è proprio in nome di quella costante ricerca del bello e della perfezione artigianale e materica che è prerogativa del Made in Italy. In occasione di Milano Moda Donna abbiamo avuto modo di vedere con occhi estatici e meravigliati quello che le grandi maison del lusso sanno fare.
Bottega Veneta. La maison veneta diretta da Tomas Maier ne è la più alta dimostrazione. Per essere eleganti e raffinati non è necessario esagerare. L’eccesso lo lasciamo a chi di stile non ne ha. Perché chi, invece, è dotato di stile e buon gusto sarà notato appunto per quello. Bottega Veneta ha portato in passerella abiti che sono la quintessenza del gusto, dell’artigianalità e dello stile. Una collezione che si fa portavoce della passione di Maier per l’arte astratta, che trova concretezza nelle linee geometriche che disegnano abiti dalla silhouette pulita e lineare, che accompagnano i movimenti del corpo senza costringerli, utilizzati come fossero una tela bianca. La palette cromatica è neutra (bruma, grigio chiaro, sabbia e rosa) accesa da lampi di rosso bruciato, verde chartreuse, viola e verde smeraldo. Punto di forza della collezione sono i materiali, lussuosissimi, che scivolano sul corpo e che danno vita a cappotti avvitati in pelliccia viola o verde oppure ad eleganti abiti plissetati che chiudono la sfilata.
Gucci. La moda torna ad essere elegante e bella. Dopo tanti eccessi, dopo tanto sperimentalismo esasperato, la moda torna ad essere portabile. “Ho voluto cristallizzare l’essenza di Gucci per creare capi dalle linee pulite e rigorose, ma realizzati con materiali pregiati e declinati in una palette di colori inedita. Per un glamour puro”. Così Frida Giannini, direttore creativo della maison toscana, sintetizza l’animo della collezione. Quella che si vede in passerella è una vera ode all’eleganza Made in Italy: abiti d’ispirazione sixties, smanicati corti, pencil skirt, gonne svasate e corte portate con stivali altissimi in pelle monocromatica o pitonata. Importantissima la pelle, lavorata e utilizzata come fosse un tessuto per realizzare camicie di nappa sfoderata e gonne a vita alta. La palette cromatica, femminile e raffinata, ripropone l’ampia gamma delle nuance pastello: celeste, blu, verde, rosa, giallo (interrotti dal nero, dal cammello e da stampe animalier).
Ermanno Scervino. E quando si parla di tessuti belli e pregiati non si può non fare riferimento ad Ermanno Scervino, che per il prossimo autunno inverno sceglie materiali avvolgenti e preziosi. Un’esplosione di femminilità per la maison fiorentina che porta in passerella una donna di un’eleganza cosmopolita, una viaggiatrice appassionata che ama bere la vita tutta d’un fiato, che ama mixare tessuti tecnici e classici, creazioni couture e capi d’ispirazione sportswear. Così le sottovesti sono realizzate in tessuti tecnici e portate sotto ampi cappotti in cammello, il parka in raso di seta, bordato di astrakan, volpe, visone o cincillà, diventa un capo da sera e la maglieria, dai motivi geometrici, profilata di pelliccia. Per la sera, invece, la donna di Ermanno Scervino ruba dal guardaroba il tuxedo, reinterpretandolo in chiave smaccatamente femminile. Per cui immacolate camicie bianche sono arricchite da maxi gale sul colletto e i pantaloni perdono tutto il loro rigore trasformandosi in pijama.
Pinella PETRONIO