di Davide PASSONI
Prosegue l’intervista a Luca Fontana, 23 anni, amministratore delegato di TCM.
Sviluppi aziendali a medio termine?
Partiamo dal prodotto. Molto prima che entrasse il management attuale, TCM era quasi un monoprodotto, con soli 2/3 modelli. Poi è diventato un brand. Ora stiamo cercando di trasformarlo in una marca di orologi, con una collezione completa che possa soddisfare diverse esigenze, sempre con l’idea della terra, del cielo e del mare.
Andando oltre il prodotto?
Per diventare una marca dobbiamo sfondare le nostre barriere nazionali. Il nostro mercato di riferimento rimarrà l’Italia, dove cercheremo di piazzare i nostri orologi in città strategiche, ma il momento di attuale crisi e l’apertura di mercati interessanti come l’Asia e l’Est Europa ci impongono di andare anche in quelle direzioni. Non è facile, perché sono mercati fatti da centinaia di migliaia di persone con gusti diversi dai nostri e tra loro.
E gli Usa?
Stiamo cercando di posizionarci anche lì, ma è uno dei mercati più difficili perché le persone comuni hanno poca esigenza di esclusività, il loro è il regno del consumismo, non hanno la percezione del valore dell’oggetto nel tempo. Esiste però negli Usa anche un’élite di intenditori i quali, spesso, hanno anche più cultura di quella del consumatore europeo. Sarà quindi per noi un mercato importante, nonostante le difficoltà.
Far East?
Stiamo aprendo una succursale a Hong Kong per il mercato asiatico, abbiamo un mercato giapponese con il quale lavoriamo bene già da anni e non dimenticheremo l’Europa. L’Italia come mercato-bandiera e come percentuale prevalente di fatturato, l’estero come mercato del futuro.
Quanto vale per voi il mercato domestico?
Ora l’Italia vale una percentuale molto alta del nostro fatturato, in futuro pensiamo che rappresenterà circa un terzo.
C’è un marchio al quale guardate con ammirazione e come obiettivo cui tendere?
Onestamente no, perché TCM sta creando un percorso talmente unico per cui non abbiamo competitor. Chi ama i nostri orologi non prende in considerazione altre proposte.
L’orologio che avreste voluto fare?
Vale lo stesso discorso della risposta precedente.
Al suo polso solo TCM?
Personalmente no. In quanto appassionato non mi chiudo all’interno di un solo concept, come amante di orologi ne ho altri, il Royal Oak di Audemars Piguet per esempio.
Da chi nasce, in azienda, l’ispirazione per creare un nuovo orologio?
È un processo comunitario, essendo un’azienda di appassionati, ci piace metterci a discutere tra noi i progetti. Il design viene poi seguito da Federica Fontana, la nostra creativa, figlia di Emilio Fontana: è lei la nostra matita creativa. Funziona così: qualcuno ha un’idea, la espone, ci si pensa assieme per capire se funziona o no, Federica prepara un bozzetto, lo si discute, si apportano migliorie o modifiche, lo si rimanda a Federica e questo fino a che non esce il prodotto finale.
Una designer donna, in un mondo tipicamente maschile come quello degli orologi è una cosa bellissima…
Una designer donna che adesso sta avendo grosse difficoltà a ideare un orologio da donna… Perché TCM si vuole aprire anche a questo segmento di consumatori.
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