C’era una volta, e c’è sempre stato nella storia dell’uomo, un uomo con la valigia. Se è vero che il primo turista-esploratore dell’ecumene allora conosciuto fu Ulisse, che cosa ne è rimasto, ai tempi moderni, di quel girovago a caccia di avventure? E’ vero che la crisi ha messo ai ceppi il suo fagotto? Sì, ma non per tutti.
Se è vero che le nuove generazioni sono le primogenite di un sistema che ti permette di andare dall’Italia all’Inghilterra con appena 25 euro o di raggiungere con un click le destinazioni più remote nel globo, cosa che i nostri nonni e forse anche i nostri genitori nemmeno si sognavano lontanamente, oggi il turismo mondiale non ha desistito, anzi, solo nel 2012 ha smosso ben 1 miliardo di visitatori (980 milioni nel 2011 e 939 nel 2010). Un record internazionale, in pratica.
Ma dove sono andati tutti?
IL TURISMO IN EUROPA. Solo nel 2011 sono stati 503 milioni i turisti arrivati a conoscerla. Particolare l’interesse dimostrato per certe destinazioni dell’Europa centro-orientale e quella mediterranea (+8%): non stentiamo a credere che sia in virtù dei prezzi di biglietti aerei e dei costi di pernottamento decisamente vantaggiosi in Paesi più in difficoltà per potere di acquisto come Grecia e Spagna (+10%) le quali, non a torto, hanno deciso di investire la loro economia proprio in strutture ricettive e divertissement non potendo sopperire allo strapotere di altri settori dell’industria più performanti altrove.
Stesso dicasi per gli Stati Uniti: solo nel 2011 hanno chiuso con un ghiotto +11%.
Alzi la mano chi, di recente, non si è concesso una tappa a New York, ad esempio. Ecco, come volevasi dimostrare.
E L’ITALIA E GLI ITALIANI? Ahinoi, soffre. Il Paese che vanta più del 90% del patrimonio artistico mondiale, che può spedire cartoline da Alpi, Prealpi, Dolomiti ed andare fiero di leccornie della terra e del mare a dir poco impareggiabili nell’anno appena finito ha guadagnato appena un 6%, registrando un -5,7% nel suo bilancio complessivo.
Non lo diciamo noi ma una ricerca di Istituto Europa Asia, Cescat-Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia e Aiaga-Associazione Italiana Amici dei Grandi Alberghi, che hanno elaborato dati nazionali e internazionali.
E’ vero, i dati sul turismo sui luoghi “dei Vip”, come quello sul Lario, o il turismo dello shopping, specie nei grandi mall e negli outlet village alle porte delle grandi città sono incoraggianti grazie alle attrattive di grandi appeal, specie se inclusive di succulenti ribassi sui prodotti più alla moda così come su quei beni griffati dalle Mayri firme del Made in Italy. Ma proprio la manifattura, l’etichetta del “fatto in Italia”, l’industria dell’high tech non sempre son sufficienti.
Secondo lo studio sopra citato, e purtroppo la scoperta è più o meno quella dell’acqua calda, il Belpaese dalle tante virtù sconta ancora un sistema pigro per trasporti, per facilità di organizzazione e mantenimento degli spostamenti.
Non è tanto una “nomea da Totò che cerca di vendere la Fontana di Trevi“, ma i costi ci sono e sono eccessivi per noi come per chi viene in visita dai Paesi lontani, l’accoglienza non è sempre delle migliori (certi sketch sulle differenze tra oste ligure e ristoratore romagnolo sono abbastanza esaustivi), spesso manchiamo di infrastrutture, di grandi tour operator nazionali e di grandi catene alberghiere italiane con compagnie aeree dal numero di tratte ancora troppo esiguo.
“Intanto le Regioni continuano a utilizzare nei modi più disparati i propri fondi senza una direzione univoca, che promuova il “brand Italia” al meglio, soprattutto all’estero” – dice l’Ocse che ha bocciato l’Italia in vari ambiti a seguito della ricerca “Oecd Italy tourism policy review 2011″, un’analisi della gestione del Turismo in Italia commissionata per valutare lo stato delle cose e capire come muoversi. “Inutile continuare a sperare nella crescita del turismo dei Paesi BRIC se l’Italia non sarà pronta ad accoglierli con nuove infrastrutture e un nuovo approccio nella gestione, nella comunicazione e nella promozione del Paese. È tempo però di intervenire concretamente”. In che modo?
I NUMERI DEL TURISMO IN ITALIA (dati del WTTC per il 2012) parlano chiaro:
- guadagni di 50,5 mld euro di contributo diretto al Pil (3,3%) che con l’indotto e l’indiretto diventano 136 mld (8,6% del Pil). Si stima che nel 2022 saranno 156 mld (8,8% del Pil);
- occupati: 850.000 diretti nel 2012, quasi un milione nel 2022;
- settore viaggi e turismo nel complesso occupa 2.175.000 persone (9,6% del totale) che diventeranno nel 2022 2.390.000 (10,4% del totale);
- recessione per il quinto anno consecutivo;
- turismo domestico: mancano i turisti italiani ed il turismo domestico fa il 60% del totale italiano;
- turismo straniero: è cresciuto ma non abbastanza. Daa January aSeptember2012 si registrano – 5,7% (turisti), -6,8% (pernottamenti) ed il 2011 non era andato meglio;
- brand italia: siamo il 2° posto per attrattività turistica su 11 Paesi; il 1o° dopo il podio di Canada, Svizzera, Nuova Zelanda per qualità della vita, gli affari; i 5° per numero di visitatori (46,1 mln unità);
- tedeschi e austriaci ci visitano di più.
I NUMERI DEL TURISMO. 260 milioni sono gli addetti nel mondo. 10,7% è il prodotto lordo mondiale che cresce esponenzialmente in virtù del processo di globalizzazione. +4,4% nel 2011 è l’entità del progresso dei flussi turistici mondiali (dati dell’UNWTO).
A questo punto, però, CHI SONO I CITTADINI DEL MONDO? Il reportage continua..
PAOLA PERFETTI
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