Partiamo dalla notizia, come insegnano a scuola di giornalismo: dalla prossima stagione, Rolex sarà cronometrista ufficiale delle gare di Formula Uno. Subentra a Hublot, dopo che la casa fondata da Carlo Crocco aveva presidiato il circus per le ultime tre stagioni.
Dopo la notizia, passiamo alle valutazioni. Per la casa ginevrina si tratta di un bel colpo; di fatto, entra con tutte e due i piedi in quella che è la classe regina dell’automobilismo mondiale, affiancando il prestigioso ruolo di cronometrista ufficiale a quello di partner in altri appuntamenti motoristici di nicchia come la 24 Ore di Le Mans, la Monterey Historic Automobile Races, il campionato Grand-Am negli Stati Uniti. Si tratta, anche, di uno sconfinamento in uno sport che, pur rappresentando lo stato dell’arte in fatto di tecnologia automobilistica ed essendo tra i più costosi, in termini di investimenti, sia per gli attori sia per gli sponsor, tuttavia è molto meno d’élite di quello che è il target sportivo consueto di Rolex.
La maison della corona, infatti, lega il suo nome a sport molto più esclusivi quali golf, equitazione, tennis, vela; specialmente in quest’ultimo campo presidia praticamente tutte le regate più prestigiose del circuito mondiale (ad eccezione della più prestigiosa, purtroppo per Rolex, l’America’s Cup). E allora, quali altri motivi possono nascondersi dietro questa partnership?
Nemmeno a dirlo, motivi commerciali. Tra il circus della Formula Uno e Rolex ci sono infatti molte analogie, in questo senso. Entrambi hanno radici e base in Europa, ma il mercato europeo è diventato per entrambi sempre meno “hi-spending“; in una parola: meglio guardare fuori dalle quattro mura di casa. Proprio quello che la Formula Uno ha fatto negli ultimi anni, approdando in Paesi come Singapore, India, Cina, Corea, Qatar rafforzando la presenza in Brasile, cambiando più volte circuito negli Usa e preparando il futuro sbarco in Messico, nuova mecca del lusso insieme ai BRICS. Associare il proprio marchio a una testa di ponte tanto forte in questi Paesi significa per Rolex poter contare su uno straordinario Cavallo di Troia per entrare con più decisione nei mercati dei nuovi ricchi e allontanarsi da un’eurodipendenza che, ormai, non paga più come un tempo.
Che Bernie Ecclestone, patron della Formula Uno, sia un uomo con il fiuto per gli affari è cosa nota. L’alleanza con Rolex dimostra che anche nel quartier generale di Ginevra non hanno perso l’attenzione al business né la passione per lo sport. E se l’unione fa davvero la forza, ne vedremo delle belle…