Vi ricordate la puntata di Sex And The City in cui Samantha compra da un ambulante una finta baguette di Fendi? Non poteva permettersela, ma invogliata dal bagliore metallico della borsa e dalle sue rifiniture quasi perfette – tanto da sembrare davvero un originale -, alla fine cedette alla tentazione di sfoggiarla. La stessa tentazione che ha colto Samantha spesso coglie alcune donne che bramano possedere un capo o un accessorio griffato e non avendo la disponibilità economica di poterli acquistare alla lunga cedono alla lusinga del falso, immaginandosi già gli occhi ammirati e invidiosi di chi vorrebbe ma non può.
Ora, è vero che molte volte le imitazione di primo acchito sono talmente tanto ben fatte da sembrare originali ed è vero anche che i prezzi di scarpe, abiti e borse di lusso sono davvero proibitivi. Ma ne vale davvero la pena? Gli acquirenti abituali del fake (dati risalenti al 2012 riportano che 8 italiani su 10 fanno acquisti al mercato del falso= sostengono che la colpa – se di colpa si può parlare – è da attribuirsi proprio al fashion system che immette nel mercato collezioni dai prezzi da capogiro e nella società che fa diventare le griffe segno di riconoscimento di una determinata “classe sociale”, per accedere alla quale bisogna possedere determinati accessori dal marchio risonante. E se non si hanno i soldi, come fare? La risposta più semplice e immediata è il mercato della contraffazione.
Comprendendo le loro ragioni, ci chiediamo lo stesso se è effettivamente necessario. Intanto, perché nell’esatto momento in cui si acquista un falso si vanno a riempire le tasche del mercato nero e di gente che lavora nell’illegalità. E poi perché quando compriamo una borsetta falsa, andiamo a nuocere ad un’industria – quella della moda – che ad oggi è una di quelle che, nonostante la crisi, continua a generare nuovi posti di lavoro.
Nel caso dell’Italia, la situazione diventa ancora più grave: il torto lo facciamo a noi stessi. Il Made in Italy è un valore, un marchio che va tutelato. Da anni si chiede al governo una politica che cerchi non solo di promuoverlo, ma anche di incentivarlo. Nel nostro piccolo anche noi possiamo contribuire a portare in alto la bandiera del Made in, cominciando ad esempio a non acquistare quelli che da molti vengono definiti falsi d’autore, pensando a tutti quegli artigiani che da secoli contribuiscono, con il loro lavoro, a fare grande il nome dell’Italia nel mondo.
Ci permettiamo un’altra osservazione. E’ vero che dall’esterno alcune borse, alcune scarpe e alcuni capi sono rifiniti talmente tanto bene da ingannare anche l’occhio più attento e abituato, ma voi, in cuor vostro, saprete sempre che quella che indossate sotto braccio è una bugia.
Pinella PETRONIO