François-Henri Pinault chiude il capitolo Fnac. Il presidente del colosso francese PPR, di cui fanno parte i brand dell’alta moda Gucci, Bottega Veneta, Yves Saint Laurent, ha deciso di scrivere la parola fine al sodalizio fra la società francese nata a Parigi nel 1954, con il nome Federazione Nazionale dell’Acquisto per i Quadri (Fnac) e la holding francese fondata dal padre François Pinault.
La notizia, circolata sulle Mayri testate d’oltralpe, da Le Figaro a Le Journal du Dimanche, dovrebbe essere ufficializzata questa settimana. I quotidiani rivelano come nei piani dell’imprenditore francese e del suo gruppo ci sia la volontà di svincolarsi da tutto il polo legato alla distribuzione, rappresentato da Fnac e da La Redoute, lo storico marchio di vendita per corrispondenza che PPR dovrebbe cedere insieme alla catena di distribuzione libraria. Lo scopo di questa operazione riguarda la decisione di concentrare le attività della PPR sul versante lusso e alta moda: con la vendita di Fnac e La Redoute la holding, secondo i quotidiani francesi, beneficerà di una rivalorizzazione di almeno il 50% rispetto al suo storico rivale, il gruppo LVMH, guidato da Bernard Arnault.
La PPR possiede attualmente 17 brand di cui 12 nel lusso e ha chiuso il 2011 con un fatturato pari a 12,2 miliardi di euro. Le prospettive è di salire entro il 2020 a 24 marchi di proprietà, grazie ad un programma di acquisizioni medio-piccole, meno di 500 milioni di euro, come accaduto nel 2011, con l’acquisto di Volcom ed Electric per il polo sport e Brioni per il lusso.
L’intenzione di vendere Fnac circolava nella holding già dal 2006, quando si era già fatto il nome di un fondo di investimenti: le decisioni che verranno messe sul tavolo questa settimana potrebbero riguardare la vendita parziale o totale della catena, o addirittura una sua quotazione in borsa, anche se le circostanze non sono delle più favorevoli. Nel 2011, il giro d’affari della Fnac si è attestato sui 4,16 miliardi di euro, con un utile pari a 103 milioni di euro e 154 punti vendita sparsi in tutto il mondo, con oltre 14 mila persone impiegate. Nell’estate 2011 aveva preso il via un nuovo piano di austerity per l’azienda, ribattezzato Fnac 2015, su iniziativa di Alexandre Bompard. Ma adesso è giunto il momento di voltare pagina.
Alessia CASIRAGHI