Continua il nostro viaggio tra i brand del lusso Made in Italy che hanno chiuso in positivo il turnover del 2012.
Conclusa la settimana della moda, Roberto Cavalli mette a segno un altro punto nel suo palmares già abbastanza griffato. La maison fiorentina ha chiuso l’esercizio dell’anno appena trascorso con un fatturato consolidato netto pari a 185 milioni di euro, +4%, grazie all’accelerazione delle aperture di negozi.
Un risultato positivo che resta tuttavia «penalizzato dalle ridotte royalties, dovute al periodo di transizione della licenza Just Cavalli». Dopo aver concluso il rapporto con Ittierre, gruppo leader nel settore dell’abbigliamento giovane griffato, nel January 2011 Just Cavalli si era affidata a Staff International per inaugurare un nuovo piano strategico di rilancio e sviluppo. L’obiettivo? Triplicare il fatturato in cinque anni. Così, i ricavi da vendite dirette, che rappresentano il 72% del business del gruppo, sono cresciute del 6,8% nel solo 2012. Cuore del business il segmento retail: nei monomarca di proprietà la crescita dei ricavi ha visto un incremento del 23,4% grazie alle Mayri vendite realizzate nelle boutique esistenti (+18,7%) e in quelle di nuova apertura.
Nel 2012 il numero dei monomarca totali della maison ha registrato una crescita del 29%, passando dai 130 di fine 2011 ai 168 del 2012 (94 Roberto Cavalli – di cui 40 in proprietà -, 38 Just Cavalli, 27 Class Roberto Cavalli e 9 Roberto Cavalli Junior). La redditività stimata al 31 December 2012 è pari all’11% del fatturato netto.
Da Cavalli al Cavallino. Il 2012 è stato un anno record per Ferrari, a dire il vero il migliore in 66 anni di storia. Alla faccia della crisi, la casa automobilistica di Maranello ha comunicato tramite il Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda i dati di chiusura dell’anno appena trascorso: 7.318 le vetture omologate consegnate alla rete (+4,5% rispetto al 2011), 2,433 miliardi di euro (+8%) il fatturato dell’azienda. Crescita del 12,1% per il risultato della gestione ordinaria, arrivato a quota 350 milioni di euro – con un utile netto che sfiora i 244 milioni di Euro (+17,8%) e un ROS (Return on Sales) che si conferma con il 14,4% ai livelli delle migliori aziende del settore del lusso.
Ma in tempi di crisi, com’è possibile che Ferrari (il brand più famoso al mondo, ancor prima di Apple) abbia raggiunto risultati così sorprendenti? Il merito va tutto all’eccellente piano di distribuzione geografica delle vendite, basato su una suddivisione paritaria tra America, Asia e Europa con Medio Oriente, oltre a una nuova organizzazione commerciale fondata su quattro centri di coordinamento: America, Europa e Medio Oriente, Grande Cina ed Estremo Oriente. Se negli Stati Uniti il gruppo guidato da Luca Cordero di Montezemolo ha superato per la prima volta le 2000 consegne, con un aumento del 14,6% (2.058 incluso il Canada), anche l’Europa può dirsi soddisfatta con percentuali davvero positive che hanno confermato il Vecchio Continente il mercato più importante dell’azienda. (Gran Bretagna +20,4% -673 vetture; Svizzera +17,4% – 357 vetture, Germania +8,2%, 750 vetture). Nella classifica manca l’Italia, che ha visto un calo del 60%, con 318 consegne alla rete, pari a –46% rispetto al 2011.
Poteva forse non essere positivo il trend dell’area Medio Oriente e Africa? Domanda retorica. L’incremento è stato pari al 4,5%, cifra che fa arrivare a quota 556 il numero di vetture consegnate. Bene anche il Far East con Cina, Hong Kong e Taiwan che si confermano il secondo mercato con il record di 784 vetture consegnate (+4%), di cui quasi 500 nella sola Repubblica Popolare. Significativo il ritorno nello storico mercato giapponese dove la crescita è stata a doppia cifra (+14,4%) e i veicoli consegnati 302.
Dati alla mano, osserviamo come i grandi brand del Made in Italy continuino a navigare in acque sicure nonostante il periodo poco florido generato dalla crisi, segno che l’eccellenza e il know-how italiano non conoscono rivali.
Giulia DONDONI
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