L’alta moda è morta. Anzi, forse, l’alta moda non avrebbe affatto ragione di esistere. Così almeno crede chi ritiene assurdi, importabili e immettibili gli abiti che sfilano a Parigi durante i giorni dedicati all’haute couture. Perché, si chiedono i detrattori, una donna dovrebbe acquistare abiti scultura, che sembrano strutture futuristiche, con spacchi da vertigine e copricapo che paiono appena usciti dalla bottega del cappellaio matto. In tempi di crisi come questi poi… sarebbe uno spreco, visti anche i prezzi di tale creazioni, inutile di denaro.
Noi crediamo, invece, che l’Alta Moda, che sfila in questi giorni nella bella capitale francese, non sia affatto morta, né che, tanto meno, non abbia motivo di esistere per molteplici motivi. La moda è sogno. La moda è magia. La moda è arte. Negarlo sarebbe un po’ come dire che l’arte è morta.
Come se non bastasse se questi scettici si privassero di quel velo di superficialità nel giudizio che li ricopre e si prendessero la briga di guardare le collezioni proposte dai nostri Giambattista Valli, da Giorgio Armani, da Valentino, da Versace (tornato a sfilare per l’Haute Couture, dopo 8 anni, di assenza nel 2012), si renderebbero conto che, consci della situazione di crisi che vessava e vessa la nostra economia, i designer hanno decisamente ridimensionato l’estro degli abiti proposti in passerella, che sono diventati più portabili.
Sicuramente non alla portata delle tasche di tutti, ma certamente più portabili. Prendiamola così com’è. Come una moda aspirazionale, ancora oggi in grado di regalare un sogno che, forse, ormai il pret à porter non è più in grado di regalare.
Pinella PETRONIO