di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
La filastrocca dell’Alta Orologeria la conosciamo tutti a memoria: “Rolex – Patek – Audemars – IWC – Jaeger – Vacheron”… Tutto perfetto! Ma se il Rolex lo abbiamo, il Patek lo sogniamo e l’Audemars lo indossiamo, possiamo pensare a qualcosa d’altro? Ma certo si può, sempre restando nel campo dei nobili natali…
E allora a chi lasciamo l’onore d’intrigarci con creazioni diverse? Affidiamo il compito a tre nomi: Vulcain, Glashutte Original e Chronoswiss. Vi dicono qualcosa? Non li conoscete per nulla? Poco male: rimediamo subito e cerchiamo di capire perché ve li vogliamo far conoscere.
Vulcain è un nome storico dell’orologeria svizzera: fondata nel 1858 dai fratelli Ditisheim si specializza da subito in orologi complicati da tasca. Ma è nel secolo scorso, più precisamente nel 1947, che la casa scrive il suo nome nella storia grazie al primo modello da polso con suoneria meccanica. I suoi clienti? Diciamo I primi che ci vengono in mente: Dwight Eisenhower, Harry Truman, Richard Nixon, Lyndon Johnson. “L’orologio dei presidenti”, appunto.
Il Cricket, questo il suo nome, adotta un movimento a carica manuale dotato di due bariletti: uno per il treno del tempo (ore minuti e secondi) ed uno per la carica della suoneria. Il suono emesso dall’allarme è incisivo, quasi stridulo: da qui si guadagna il suo appellativo “onomatopeico”. E’ un pezzo semplice, senza fronzoli, che trascende le mode del momento: cassa tonda in acciaio, sottile lunetta in oro, quadrante argenté con indici e lancette dorate, poche essenziali funzioni tra cui la sveglia; azionata da un pulsante al due e regolata tramite una lancetta con punta a freccia che garantisce una precisione nell’attivazione nell’ordine dei dieci minuti (certo, oggi esiste di meglio, ma ai tempi – sessant’anni addietro – era un vero lusso…).
Il successo del Cricket è grande, planetario: merito dei Presidenti d’America? Forse, ma è innegabile che la suoneria in un tempo in cui il digitale non esisteva e le sveglie da comò erano troppo ingombranti per la valigia ha sicuramente aiutato milioni di viaggiatori in quegli anni ad essere puntuali!
Oggi Vulcain ha in catalogo molteplici variazioni sul tema del padre di tutti gli svegliarini: versioni subacquee automatiche, versioni con ore del mondo, pezzi con smalti cloisonnè su quadranti di rara bellezza e maestria ed ovviamente i modelli commemorativi chiamati “Presidents’ watch”; tutti accomunati dalla presenza dell’allarme, oggi con un suono più “dolce” d’un tempo, ma sempre nel pieno rispetto delle sue origini.
Glashutte Original è un altro nome che affonda le sue radici nel cuore della Sassonia ottocentesca in piena fioritura artistica: di questo vi abbiamo raccontato già tutto parlando di Lange & Sohne. Glashutte Original, a differenza di Lange, prende vita da una tradizione di grandi maestri orologiai che nel corso degli anni hanno dato il loro contributo alla scuola dell’orologeria di Glashutte – su tutti ricordiamo Julius Assmann ed Alfred Helwig – ed in tempi recenti (inizio Anni Novanta del Novecento) è stato depositato come marchio. La Maison (o sarebbe meglio dire uhren fabrik…) raccoglie quindi la summa del sapere tecnico maturato attraverso le opere secolari degli uhrmacher di Glashutte e da esse trae lo spunto per la creazione dei suoi capolavori moderni.
Ciò detto, togliamoci il cappello di fronte alle indiscutibili capacità della casa Sassone che vanta una serie di calibri di manifattura tanto vasta quanto differente dalla classica tradizione elvetica. Celate dietro nomi abbastanza particolari (oseremmo dire fin troppo “teutonici”), casse massicce, corpose e forse un poco “dure” (vedasi la parentesi precedente…), si scorgono soluzioni meccaniche geniali ed innovazioni tecniche di prim’ordine.
Noi puntiamo gli occhi sull’ultimo arrivato: il Grande Cosmopolite Tourbillon. Il nome, già di per sé complicato, non rende comunque giustizia alla realtà: è molto peggio di quel che sembra, ma è un complimento!
Vediamo se riusciamo ad elencare tutto questo ben di Dio senza sbagliare: Tourbillon volante al dodici, calendario perpetuo con indicatore giorno/notte suddiviso sui quadrantini al tre ed al nove, gran data al quattro (ovviamente che lavora in concerto col calendario perpetuo), fuso orario su ventiquattro ore completo di minuti al sei, indicazione delle ore locali selezionabili tra 37 città del mondo con funzione ora legale (visibili in due finestrelle a ore otto). Ma non è finita: la regolazione di questo vero “pandemonio” può essere fatta in qualsiasi momento sia avanti che indietro aggiustando automaticamente tutte le funzioni perpetue all’ora locale della città scelta, tenendo conto anche dei fusi con trenta o quarantacinque minuti di salto. Vi siete persi? Allora aprite la cerniera sul fondello dove oltre al magistrale movimento a vista trovate un indicatore della riserva di carica ed il vademecum per la selezione delle città del mondo…E se si ferma? Cosa faccio? Impossibile: questo monumentale orologio (48mm di puro platino) vi verrà consegnato con una cattedrale a forma di scatola in grado di tenerlo sempre in moto! Ma attenzione: ne faranno solo venticinque esemplari quindi se vi interessa non perdete tempo!
Al di là di quest’analisi frugale di tale capolavoro (per farne una seria non basterebbe un libro) ci preme sottolineare un fatto: Nessuno dei nomi citati nella filastrocca iniziale ha presentato quest’anno (a nostro personalissimo parere) qualcosa che possa rivaleggiare con il Grande Cosmopolite Tourbillon di Glashutte Original…
Infine torniamo sulla terra con Chronoswiss, ma restiamo comunque su vette elevate. A dispetto del nome, la Casa nasce nel 1984 a Monaco di Baviera (ci risiamo: oggi gli amici tedeschi spopolano…) per mano di Herr Lang, maestro orologiaio che si è fatto le ossa presso alcuni grandi nomi svizzeri ed ha deciso nei primi anni Ottanta di combattere la sua personale battaglia contro l’invasione del quarzo orientale, dando vita ad un baluardo dell’orologeria meccanica e della più classica tradizione elvetica del settore (ironia della sorte?). Lang si fa conoscere al mondo con il calibro a regolatore e la cassa che lo ospita, divenuta poi il suo trade mark: due anelli godronati avvitati ad una carrure cilindrica sia sopra che sotto, due vetri zaffiri per il quadrante e per il fondello, quattro anse saldate ricurve con viti di fissaggio a barra per il cinturino ed una spettacolare corona di carica a cipolla di grandi dimensioni. Non dimentichiamo il quadrante che fa molto Breguet: una lastra, solitamente in argento finemente decorato, con scale, indici, numeri orari e lancette di varie fogge che si rifanno immancabilmente allo stile dei tempi andati.
Solo movimenti meccanici, con una predilezione per il cronografo, la felice commistione (cui la cassa si prestava in modo particolare) tra oro ed acciaio, una esasperata ricerca di unicità e, non ultimo, un’intelligente ed elitaria campagna pubblicitaria lanciano in pochi anni il marchio in vetta ai desideri di tutti gli orfani dell’orologeria d’antan; e poco importa se la manifattura è così giovane: è la forza del messaggio che veicola a prevalere in modo prepotente su tutto.
Quasi trent’anni dopo, Chronoswiss resta ancora un bel nome che ha scritto una pagina importante di storia nel settore, anche se oggi ha forse perso un poco del fascino di quegli anni, oppure, più semplicemente, i tempi hanno cambiato le priorità ed i gusti degli appassionati.
Per contrastare questa situazione la Casa di Monaco di Baviera ha recentemente ridisegnato la sua gamma, puntando su materiali nuovi ed accresciute dimensioni, pur rimanendo nel solco della sua tradizione. Esemplare in proposito è il Timemaster Split Second, un cronografo sdoppiante che riprende le fattezze di un classico modello Chronoswiss nato nel 1992. La cassa passa dai 38mm di allora ai 44mm di ora, le godronature inferiori e superiori si stemperano conservando solo un accenno, la corona a cipolla cresce ancora nella taglia mentre i pulsanti crono restano gli stessi di allora con la superficie di spinta a volvente. La novità è l’accostamento dell’oro rosa della cassa all’acciaio brunito (DLC) di lunetta, corona e pulsanti, ad eccezione di quello rattrapante, in oro. Impermeabile a 100 metri (altra novità) e corredato da uno sportivo cinturino in caucciù, questo modello vanta un quadrante molto ricco e variegato: si va dall’argentè della fascia esterna al nero per finire coi quadrantini dorati. Fa la sua comparsa anche il materiale luminescente sulle lancette.
Per oggi basta così: la pulce nell’orecchio ve l’abbiamo messa, sta a voi decidere se volete darle ascolto.