Nel 2017 le importazioni dai mercati emergenti di prodotti italiani Belli e Ben fatti (BBF)cresceranno di 44 miliardi di euro, con un’impennata del +48% in più rispetto al 2011. A dare la buona notizia, una nota del Centro Studi e Ricerche di Confindustria.
Le imprese manifatturiere italiane che esportano prodotti BBF in tutto il mondo sono, ad oggi, oltre 13.000 e si collocano come beni di fascia medio-alta che interessano i settori dell’abbigliamento, alimentare, dell’arredamento.
Le imprese BBF rappresentano un quinto del mercato totale italiano, sono più piccole per dimensione rispetto a quelle non BBF ed hanno una forte vocazione internazionale.
Ed è proprio questa caratteristica ad averle fatte espandere nei mercati emergenti in cui la classe benestante risulta essere un nuovo potenziale bacino di utenza: in previsione, nel 2017, le importazioni Made in Italy in questi Paesi potrebbero aumentare di 3,2 miliardi di euro, arrivando quindi alla quota di mercato di 10,3 miliardi.
Le aziende BBF esportano in media 12 prodotti in 9 Paesi differenti. Circa il 62,1% è destinato ai paesi avanzati come Germania e Francia, mentre per quanto riguarda i nuovi mercati la percentuale di esportazione è del 16%. In tutti i settori, ma in particolare per quanto riguarda l’arredamento, il nuovo mercato di sbocco è la Russia con il 7,5% dell’export totale.
La crisi però non ha lasciato scampo neanche alla qualità: le imprese BBF, infatti, sono cresciute meno durante questo periodo. Questa motivazione ha portato ad un allargamento del mercato, soprattutto in quello emergente, sempre più protratto alla ricerca di prodotti di qualità ma anche e soprattutto dal forte contenuto evocativo. Grazie alla forza del Made in Italy i prodotti del tricolore sono sempre di più uno status symbol che rimandano ad un immaginario ricco di storia e di cultura.
Se anche all’estero riconoscono il Bello e Ben Fatto, come italiano perché non dovremmo cominciare a farlo anche noi?
Martina ZANGHì
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