Papiri, pergamene, carta, calamai, macchine da scrivere, tablet: le storie di popoli, eori e disgraziati sono state raccontante su supporti più disparati e grazie a strumenti sempre più evoluti. Quante notti gli scrittori del passato hanno trascorso affidando all’inchiostro la loro creatività, per costruire mondi personaggi, mondi, storie.
Ma anche l’oggetto che per eccellenza serve a raccontare, può in realtà finire per raccontare esso stesso un’epoca, diventare l’oggetto di una suggestione. Accade ad esempio con la Catherine’s Palace, la neonata penna di Graf Von-Faber Castell che l’ha insignita del premio “Penna dell’anno 2014″.
La sontuosità, il lusso sfrenato della Russia del XVIII secolo rivive in questa stilografica a stantuffo che si ispira alla residenza estiva fatta costruire da Caterina I nei pressi di San Pietroburgo, un luogo in cui volle crearsi un’isola magica in cui rifugiarsi e amatissima da Caterina La Grande. A lei si devono le decorazioni della Sala d’Agata in cui con sincretismo artistico l’architetto scozzese Charles Cameron ha fuso la passione per l’architettura classica e quello per il mondo dei minerali, oggi fonte d’ispirazione per questo modello.
La Catherine’s Palace è disponibile in due versioni: in platino e con doratura a 24 carati. Quella in platino (1000 esemplari stilografiche e 300 roll) ha incastonate nel fusto tre grandi pietre di diaspro bruno-rossastro che richiamano lo spirito delle sontuose camere, mentre il disegno a catenella del fusto ricorda lo stile delle sale d’agata, il pennino è invece in oro 18 carati.
Leggermente diversa è la versione con doratura a 24 carati, di cui esistono 150 esemplari stilografiche e 30 roll: le sei pietre di diaspro che incorniciano il fusto sono incorniciate da rosette in oro lavorate rigorosamente a mano, mentre due pietre di quarzo russo giallo coronano il cappuccio e il finale del terminale della penna a stantuffo.
Andrea VIGNERI