Non solo mete straniere, il turismo italiano del lusso torna a riscoprire le mete più suggestive della nostra penisola, grazie anche FAI – Fondo Ambiente Italiano che dal 1975 tra restauri e nuove aperture ha salvato le più importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese. Per una breve chiacchierata sullo stato di salute del turismo tricolore, oggi abbiamo incontrato il responsabile della Promozione Turistica Marco Di Luccio.
Dott. Di Luccio, il turismo può tornare ad essere ancora il petrolio d’Italia?Ne sono assolutamente convinto, lo sviluppo del turismo in un Paese come il nostro è fondamentale. Perdere l’opportunità di sfruttare le meraviglie paesaggistiche e culturali della nostra terra sarebbe un delitto.
Che cosa manca all’offerta turistica italiana per essere competitiva sui mercati mondiali, specialmente quelli emergenti?
Credo fortemente che manchi la capacità di fare sistema, sotto tutti i punti di vista. La capacità di attrarre turisti deriva dalla coesione e dalla sinergia tra gli attori che operano sul territorio, lasciando perdere effimere competizioni. Un coordinamento di strategie, non per forza centralizzato, per far godere del territorio, in tutte le sue forme, i turisti stranieri e non solo. Ci sono esempi di realtà virtuose che sono riuscite a sviluppare il turismo facendo sistema, progettando sul lungo periodo, come le Langhe e il Salento, credo sia questo l’esempio da seguire.
Quali sono le mete tutelate dal Fai preferite dai turisti stranieri?
Giusto per fare un paio di riferimenti, come non citare l’incredibile sviluppo turistico della zona attorno al Lago di Como, grazie all’effetto Clooney tra gli americani, e il Bosco di San Francesco ad Assisi, preso letteralmente d’assalto da turisti sudamericani dopo l’elezione al soglio pontificio di Papa Bergoglio.
Jacopo MARCHESANO