Trattamento d’urto da parte dell’artigianato Made in Italy, che ha deciso di aggredire la crisi proponendosi sui mercati esteri, ed ha ottenuto risultati confortanti, pari ad un soddisfacente +5% delle esportazioni nell’ultimo trimestre del 2013, superando il +4,3% del totale del settore manifatturiero.
Questo risultato ha riportato un certo ottimismo tra gli imprenditori artigiani, che guardano con positività anche l’immediato futuro anche grazie agli ordinativi esteri nel I trimestre 2014.
Ma, se sull’export splende il sereno, sul mercato interno veleggiano ancora parecchie nubi, con il commercio in caduta libera e vendite diminuite del 5,8%, che certamente non lasciano ben sperare neppure per il 2014.
Sono questi i principali risultati dell’indagine congiunturale sulle imprese del manifatturiero, del commercio e dei servizi realizzata dal Centro Studi di Unioncamere con riferimento agli andamenti del IV trimestre 2013 e alle previsioni per il I trimestre del 2014.
Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così questi dati: “L’andamento e le aspettative del settore manifatturiero, ma, ancora di più, di quello del commercio e dei servizi dimostrano quanto sia importante in questa fase dare una spinta ai consumi delle famiglie. Lavoro, innovazione economica e istituzionale, semplificazione – aggiunge – sono le priorità sulle quali intervenire per dar corpo alla ripresa mentre i segnali positivi che giungono dall’export incoraggiano il forte impulso dato dal sistema camerale all’internazionalizzazione delle pmi”.
In Mayre sofferenza è ancora il comparto del legno e del mobile, che ha registrato -31,4 punti di differenza tra aumento e diminuzione degli ordinativi nazionali, anche se segnali negativi riguardano tutti i comparti, ad eccezione delle industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche (+6,0).
Si mantengono negative, sebbene in notevole miglioramento rispetto a un anno fa, le previsioni riguardanti l’andamento del mercato interno delle imprese artigiane (-15,6 il saldo).
Per quanto riguarda gli ordinativi esteri, come già accennato, ammonta a +16,8 punti percentuali il saldo tra attese di incremento e di diminuzione del manifatturiero nel complesso (+4,6 le artigiane), interessando in maniera quasi equivalente le imprese minori e quelle con oltre 50 dipendenti.
Tra i settori, il saldo più elevato è quello delle industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche (+32,2 punti percentuali), seguite dalle meccaniche (+19,7) e dalle industrie dei metalli (+18).
A livello territoriale, alle migliori prospettive individuate nel prossimo futuro dagli imprenditori del Sud (+25,6 il saldo) e del Nord-Ovest (+19,1), si contrappone la Mayr cautela soprattutto delle imprese del Centro (+7,7).
E’ proseguito anche nel IV trimestre 2013 il percorso di risalita del fatturato e della produzione del settore manifatturiero: -0,9% il dato del primo indicatore, decisamente migliore del -5,2% dell’anno precedente, e -0,8% quello del secondo (-5,8% nel IV trimestre 2012).
La risalita è però più lenta per le imprese con meno di 50 dipendenti e per quelle artigiane. Le prime, infatti, archiviano il trimestre con un calo del fatturato del 2,2% (era -7,3% l’anno prima); le seconde con una riduzione del 3,4% (era -8,7% a fine 2012).
In decisa crescita sono invece le vendite all’estero che nel trimestre finale dello scorso anno hanno registrato un incremento del 4,3% (era +1% a fine del 2012). Da segnalare soprattutto l’ottima dinamica delle industrie meccaniche (+5,9%), dei metalli (+5,6%) e di quelle del legno e del mobile (+5,1%). Buona la performance delle imprese artigiane (+5%) che mettono a segno un incremento di 2,7 punti percentuali rispetto al risultato del III trimestre 2013 e di oltre 5 punti percentuali rispetto allo scorso anno.
A livello territoriale, la dinamica migliore appare quella del Nord-Ovest (+6,1%).
La situazione critica in cui versano le imprese commerciali non lascia scampo neppure per le previsioni relative al I trimestre dell’anno, ancora fortemente pessimiste (-29,9 i punti di differenza tra attese di incremento e di diminuzione delle vendite), con il commercio al dettaglio alimentare (-43,1 punti percentuali), che determina pesantemente l’intonazione del comparto. Lo scetticismo sulla possibilità di una imminente ripresa dei consumi riguarda soprattutto le imprese del Nord-Ovest (-42,7) e le attività di minori dimensioni (-32 punti).
Sostanziale stabilità prevedono per i primi tre mesi dell’anno le imprese dei servizi, che nel 63,4% dei casi ritengono che il volume d’affari non varierà nel periodo a fronte del 21,3% che attende una sua diminuzione e di un 15,3% che è convinto di un suo aumento.
Il saldo tra attese di incremento e di diminuzione è però positivo per le imprese che si occupano di servizi alla persona (+12,9 punti di saldo), per quelle dell‘Informatica e Tlc (+4,7 punti percentuali) e per il commercio all’ingrosso e di autoveicoli (+2,4 punti). Lievemente positivo è il saldo delle imprese del Mezzogiorno e delle imprese con oltre 50 addetti.
La grande cautela mostrata dalle imprese del commercio e dei servizi per il I trimestre 2014 deriva anche da un andamento delle vendite che mostra il perdurare delle difficoltà delle famiglie italiane. Sebbene in risalita rispetto al dato di un anno fa (-8,4%), ammonta infatti a -5,8% il calo delle vendite commerciali nei mesi finali del 2013. Nel caso dei servizi, il 2013 si chiude con un -5,2% di volumi di vendita, comunque in risalita di oltre un punto percentuale rispetto a quanto registrato un anno prima.
Vera MORETTI