di Alessia CASIRAGHI
Bulgari, Damiani, Pomellato e Crivelli. L’alta orologeria made in Italy sembra non conoscere crisi: i dati rivelano un andamento positivo nelle vendite e un sostanziale aumento del fatturato. Monili, pietre preziose, quadranti di lusso diventano però affordable: in un mercato come l’Italia dove i consumatori, colpiti dalla crisi e con minori disponibilità economiche, sono oramai attentissimi al prezzo il mercato dell’affordable luxury conquista sempre più seguaci.
Uno studio condotto sui bilanci del 2010 di 35 aziende italiane impegnate nel settore gioielli e orologi rivela che , se nel 2009 le vendite erano calate in media 11 punti percentuali, per il 2010, il trend ha registrato una netta inversione di tendenza. Un fatturato di 1,2 miliardi di euro per il luxury made in Italy, con un aumento dell’Ebitda dal 4,9% del 2009 al 7,7% nel 2010.
Re della classifica delle aziende italiane che hanno toccato le vette più alte del fatturato Bulgari, con un miliardo tondo tondo per il 2010. La maison romana, di recente entrata nell’orbita di Lvmh, sembra continuare a cavalcare l’onda lunga del successo registrato lo scorso anno: nel 2011 la crescita è stata del 15%. I mercati più interessanti sono l’Asia e l’Europa, ma anche il Bel Paese ha dimostrato di amare l’estetica del bello: i ricavi di Bulgari nello Stivale sono aumentati infatti del 9,3%.
Medaglia di bronzo per Damiani,. La storica maison di Valenza mostra una leggera inclinazione nei ricavi, pari all’1,4%, per un totale di 143 milioni di euro. “L’anno 2010/2011 ha confermato i trend già emersi nei mesi precedenti, con ricavi molto positivi nel canale retail, sia nei negozi monomarca sia multimarca e una difficoltà del canale wholesale italiano” ci tiene però a precisare Guido Grassi Damiani, presidente e AD del Gruppo Damiani. “Il brand Damiani è cresciuto di circa il 16% anno su anno con una visibilità all’estero sempre Mayre”.
Il lusso brilla in Italia anche grazie agli altri due brand in classifica: Pomellato e Crivelli. Il primo ha aumentato nel 2010 le vendite del 19,7% raggiungendo la cifra di 122,5 milioni di euro grazie alle vendite in continua crescita in Europa e negli Stati Uniti. Crivelli gioielli ha invece registrato un aumento dei ricavi del 29,5% raggiungendo quota 64 milioni di euro.
Le maison di gioielleria italiane non nascondono di puntare all’estero per migliorare le loro performance sul mercato. “L’Italia è un’area che cresce meno di altre – sostiene Massimo Carraro, a capo del Gruppo Morellato & Sector – gran parte del nostro incremento è legato all’export con un ruolo sempre più determinante dei Paesi Bric”. Ed è sempre il manager a confermare il successo registrato dal settorre dell’affordable luxury: “quel che ho visto è una forte richiesta dei prodotti dai costi più abbordabili: parlo di gioielli, soprattutto perché la fascia media degli orologi registra ancora vendite stabili. Tutta la gamma di bijoux realizzati in materiali diversi dal classico oro, bensì in argento, sono riusciti ad intercettare una vasta gamma di clienti prima orientati verso i preziosi di fascia medio-alta”.