Lui, se potesse, quella tassa la farebbe affondare. Il lui in questione è Anton Francesco Albertoni, presidente di UCINA; la tassa, invece, è quella di soggiorno sulle imbarcazioni introdotta dalla recente manovra economica in via di apprvazione da parte del Parlamento.
Albertoni è infatti tornato a tuonare contro l’esecutivo durante l’Assemblea generale della Confindustria nautica, svoltasi a Genova nei giorni scorsi. “Il governo – ha detto – non può continuare a non comprendere il valore economico del turismo nautico in italia e dovrà ascoltarci se vorrà credibilmente parlare di sviluppo del Paese“.
La soluzione? Trasformare la tassa di soggiorno sulle imbarcazioni “in tassa sul bene, onde evitare la fuga dalle acque italiane compromettendo gravemente le economie costiere“.
Qualcosa, comunque, UCINA l’ha già ottenuta, anche senza ricorrere ai cannoni. Albertoni ricorda infatti come la tassa è già stata ridimensionata, “riportandone l’importo a criteri realistici già prima dell’adozione del testo del decreto“.
E inoltre: esclusione dal pagamento della tassa per i natanti e le unità di rimessaggio; abbattimento delle imposte giornaliere inizialmente previste; dimezzamento della tassa per le unità a vela; abbattimento della tassa del 15%, 30% e 45% per gli scafi oltre 5, 10 e 15 anni; esclusione delle unità con targa di prova, usate ritirate e sottoposte a manutenzione.
Ma non dite che Confindustria nautica non ha a cuore le sorti del Paese e che guarda solo al proprio orticello… pardon, porticciolo: “UCINA, nella consapevolezza della situazione di estrema difficoltà del Paese – conclude Albertoni – ha concentrato i propri sforzi per rendere la tassa tuttavia meno iniqua“.