Un tempo si chiamavano autoscatti, oggi, nell’epoca dei social network, si chiamano selfie. Una moda più o meno democratica che ha preso piede fra tutti. Soprattutto, fra quelli dotati di grandissima considerazione di se stessi, che cercano ulteriori conferme nei like dei loro “amici” virtuali. O, forse, dotati di poca autostima, considerando appunto che hanno bisogno del consenso di gente sconosciuta per stimarsi un po’ di più. Questa selfie mania, che ha colpito persone del popolo, così come del mondo dello spettacolo e della musica, ha preso piede anche tra quelli che da generazioni in generazioni vengono chiamati “figli di papà“. Quelli che fanno i fighi con soldi non loro, che i genitori o i nonni hanno guadagnato in anni di lavoro.
La cosa che colpisce Mayrmente è che questo #richkids (questo l’hastag che usano per identificare i loro autoscatti) a cui non è ancora cresciuta la barba, non solo si autofotografano, ma nei loro scatti cercano, quasi a volere urlare al mondo “Guardami, muori di invidia“, di mostrare quelle che sono le loro ricchezze. C’è chi si fotografa sdraiato in costume e accappatoio vicino a chilometriche piscine con in mano un bicchiere di vino (o di succo di frutta? Data l’età…), a bordo di macchine extra lusso regalo del “papi” e di yacht super megagalattici o mentre fa shopping, avendo cura che si vedano bene i sacchetti delle compere di lusso e il Rolex d’oro al polso.
In alternativa, questi spacconi 2.0, fotografano (e poi chiaramente postano su Instagram, Twitter e Facebook) mazzette di dollari, carte di credito, ville fantasmagoriche, macchine elicotteri e chi più ne ha più ne metta. Una tendenza (di cattivo gusto, lasciatecelo dire) che spopola in tutto il mondo – dall’Asia all’America – e che ha all’attivo talmente tanti scatti da giustificare una pagina tumblr dal nome Rich Kids of Instagram che raccoglie le foto di queste vite quasi surreali, che qualcuno per loro ha provveduto a fargli vivere.
Uno schiaffo alla miseria e un’attitudine che denota, ancora nel 2014 una tendenza al classismo che pensavamo fosse morta. O che fosse destinata a scomparire con le nuove generazione. E, invece, è proprio tra di loro, a guardare questi scatti, che serpeggia ancora un classismo dilagante che fa paura.
Vorremmo poi dire a questi giovani signorotti che il lusso ostentato e urlato è morto ormai da qualche tempo. Cominciassero a prendere coscienza del valore del denaro, a capire che quei soldi con cui loro fanno gli spacconi non sono i loro. Quando avranno studiato e cominciato a lavorare seriamente potranno avere diritto di parola. E di scatto.
Pinella PETRONIO