Il patron del Ristorante Ruràl di Torino, Marco Ceresa, è un imprenditore che si è reinventato da qualche anno, quando è iniziata la sua seconda vita, da quando cioè ha dovuto lasciare le redini di Itca, l’azienda di famiglia, un’azienda che dà lavoro a 3000 dipendenti e si occupa di costruire le scocche delle supercar italiane, Ferrari e Maserati.
Chi è Marco Ceresa?
Sono un uomo, un imprenditore, ma a dire la verità è difficile stabilire quale sia davvero la mia attività. Ho iniziato in Itca dopo essermi laureato in Scienze Politiche prima e in Giurisprudenza poi, pensando fosse la via più breve (era poca la voglia di studiare…) per realizzare un desiderio di mio padre, e lì ho sempre creduto sarebbe stata tutta la mia vita lavorativa. Poi le cose sono andate diversamente dal previsto e mi sono dovuto reinventare.
Beh avrebbe potuto scegliere di continuare nel settore metalmeccanico e invece…
Sì, ho voluto cambiare vita totalmente; è stato 5 anni fa, la crisi iniziava a farsi sentire e io ho pensato di diversificare le mie attività, prima con una palestra, Pianeta Benessere, ma non era la mia strada, o per lo meno, non solo. Così ho pensato di rivolgermi alla ristorazione. Il primo ristorante si chiamava “A Tavola”, poi è stata la volta del Ruràl. Il locale esisteva già a Torino, ma essendo un po’ fuori mano non andava come doveva. DaSeptemberè nella sede attuale, dove c’era un ristorante storico per i torinesi, ristorante che però aveva fatto il suo tempo e andava rinnovato. Ma non basta, ho anche aperto un negozio di abbigliamento per uomo e donna, Galanti, che offre un servizio quasi su misura alla propria clientela: andiamo a cercare il capo giusto per ogni cliente, anche a costo di acquistarne un esemplare solo.
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Lei ha deciso quindi di investire nella sua città?
Assolutamente sì, ma non soltanto, sono un imprenditore anche all’estero. Quando lavoravo nell’azienda di famiglia ero spesso in Brasile, lì ho conosciuto il D.O.M., forse uno dei ristoranti più famosi del Sud America grazie allo chef Alex Atala, un artista a 360 gradi. Dopo un po’ di tempo siamo diventati soci, le cose andavano molto bene tanto che abbiamo deciso di aprire un secondo ristorante, il Dalva e Dito, nel 2010, che però non è andato come doveva, probabilmente perché troppo vicino all’altro. Ma com’è che si dice? Non tutte le ciambelle riescono col buco! Ora non siamo più soci, ma siamo rimasti ottimi amici.
Si è chiusa la parentesi brasiliana?
Macchè, è di pochi giorni fa una nuova partnership, con il più famoso cuoco giapponese in Brasile, Jun Sakamoto. Con lui è stato divertente, ho saputo da un mio collaboratore che Jun che voleva aprire un’hamburgeria in Brasile, quella era da sempre una mia idea di business. Ci ho sempre pensato. Lui cercava soci per espandersi, io il venerdì ho detto al mio collaboratore che mi sarebbe piaciuto moltissimo e Jun il lunedì è atterrato a Torino: ora siamo soci. Lui è un uomo preciso e meticoloso, mi piace, ci sono ottime possibilità di espansione, prevediamo di aprire altri punti vendita e poi chissà, magari un truck, in giro per le località più mondane… Cedremo.
Quindi adesso la sua attività si sposterà in Brasile?
Ma niente affatto, qui c’è il Ruràl, ci sono i negozi e c’è un progetto… ma di questo progetto parleremo un’altra volta. La chiami scaramanzia, ma sa, con i tempi che corrono…
Ma alla fine Marco Ceresa chi è?
Me lo dica lei! Non so, io credevo di aver capito chi ero a 25 anni, poi mi sono reinventato mille volte e a dire la verità continuo a reinventarmi. Sono un imprenditore, questo sì, lo so di certo. Sono un uomo che ascolta tutto quello che mi viene proposto e, se un progetto mi piace, ci credo e lo inseguo. Chissà che cosa mi riserverà il futuro? Certo non starò a guardare.
Silvia GALLI