*Floriana CAPITANI
“………..Amor ch’a nullo amato amor perdona…….”: forse uno dei versi più conosciuti della Divina Commedia (Canto V) la storia tutta italiana di Paolo e Francesca è una delle vicende d’amore più belle e più longeve della letteratura mondiale.
E in Italia amore da sempre fa rima con fiore. Purtroppo, però, da qualche anno, nel panorama delle eccellenze del Made in Italy, questa rima non ‘tiene’ più.
Nel nostro Paese, il giro d’affari del mercato dei fiori nel 2011 è stato pari a 1MLD e 285Mil/€ in netta diminuzione rispetto al 2008 (-6%), ancora più pesante il crollo della produzione con un -30%.
Soltanto vent’anni fa, Sanremo era tra le piazze più rinomate per la produzione floreale e dalle sue serre uscivano rose di ogni tipo, come la famosa Baccarat. Oggi le rose rosse, indiscusse regine di questo mercato, si chiamano Grand Prix e Red Naomi e vendono coltivate, in maniera intensiva, in Sudamerica e Africa.
Un tempo un celebre spot di Interflora recitava più o meno così “Fiori in tutto il mondo”.
Adesso è l’Olanda il vero market leader: da qui passano tutti i fiori del mondo.
Gli olandesi producono direttamente o appaltano al Guatemala, Kenya, Equador,… sfruttando il vantaggio competitivo derivante da una rete di trasporti eccezionali.
In Italia, al contrario, il crollo del 30% causato da costi elevatissimi legati all’energia, ai costi di spostamento, ad un profilo di consumatore e a stili di vita differenti, ha comportato la chiusura di moltissime serre riscaldate.
Il segmento italiano si sta ri-orientando dunque verso le colture fredde, verso produzioni minori, quali anemoni e ranuncoli, e sta ri-organizzando la struttura produttiva attraverso una progressiva concentrazione di serre in Lazio, Campania, Puglia e Calabria.
Antrium, lilium, rose, violette che rappresentavano il vanto del nostro made in Italy, sono progressivamente scomparse a tutto vantaggio delle produzioni provenienti da Egitto e Turchia.
Oggi in Italia i fiori rappresentano sempre più un complemento di design piuttosto che essere i veri protagonisti, infatti sono in diminuzione gli italiani che comprano fiori per se stessi (-2% rispetto al 2009), il 60% dei fiori distribuiti arriva dall’estero e il network di consegne a domicilio lungo lo Stivale non supera i 10.000 ordini: davvero pochini!
Ma come dimenticare la rosa Cocktail, vermiglia ed arancio, il cui effluvio faceva girare la testa e che con tanta galanteria gli Italiani chiamavano a testimone di grandi eventi (matrimoni, comunioni) o di grandi passioni ?!
Basterebbe solo per un momento ripensare all’effetto positivo che fiori e piante esercitano sul nostro stato d’animo, sulla nostra capacità di rilassarci ed emozionarci per capire che forse la guerra dei petali non è ancora finita…
*Partner Odgers Berndtson
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