Anche se non è nella lista dei locali storici, la Baracchina rossa, all’Ardenza, una frazione di Livorno, merita una visita. A dispetto del nome, non è una semplice baracchina sul mare, ma un vero e proprio monumento, un palazzotto che è il trionfo dello stile Liberty e racconta la storia della città. Baracchina è il termine con cui i livornesi amano chiamare i bar sul Viale Italia, di fronte al mare, quella rossa, così chiamata per il colore rosso dei muri esterni, puro esempio dell’architettura liberty, come detto, nasce nel 1897 e, nonostante sia più che centenaria non ha perso l’aspetto fresco e vivace.
All’epoca della sua costruzione si chiamava Chalet Alhambra ed era un ritrovo per artisti intellettuali e borghesi, i nobili di passaggio o che soggiornavano nelle ville vicine non mancavano di dare sfoggio degli accessori all’ultima moda o delle automobili più moderne all’ora del tè o la mattina dei giorni di festa. Ancora all’inizio del 1900, a cavallo della Prima guerra Mondiale lo Chalet era considerato il luogo di ritrovo per eccellenza della Livorno bene tanto che la leggenda dice che quando un popolano aveva l’ardire di arrivare al bancone per chiedere un caffè glielo facessero con i fondi.
Se non tutti sanno che il rito dell’aperitivo è nato a Torino ad opera di Benedetto Carpano, sono davvero pochi a sapere che uno dei cocktail più famosi, il Negroni, è nato in un caffè di Firenze, quello che ora si chiama caffè Giacosa. E’ nel cuore dei Roaring Twenties, nel 1927, precisamente, quando la premiata ditta Giacosa arriva in via Tornabuoni dove fu la storica bottega Casoni al cui bancone, appunto è nato il famoso cocktail. La confetteria divenne ben presto il luogo prediletto per una clientela scelta e raffinata che va dal Principe Ruspoli alle famiglie della Gherardesca, dei Torricelli e dei Corsi. Il caffè fu sin da subito una raffinata e prestigiosa vetrina del bel mondo fiorentino fino al 2001 quando venne chiuso, ma per pochissimo tempo, giusto quello di dare una rinfrescata.
Dopo attenti lavori che hanno rispettato in tutto e per tutto le strutture e gli arredi originali, lo stilista Roberto Vavalli ha deciso di riaprire il salotto dei suoi concittadini. L’eleganza è rimasta quella ovattata di un tempo: i camerieri sembra che non abbiano ceduto il passo al ritmo frenetico che la vita odierna ci impone e non lesinano sorrisi e chiacchiere ai clienti più fedeli.
C’è qualcosa, a Roma che non abbia una storia da raccontare? Davvero poco. L’Antico caffè Greco apre le porte ai suoi clienti in via dei Condotti dal 1760 e deve il suo nome al fondatore, un certo Nicola della Maddalena che pare fosse un levantino. Ritrovo di intellettuali ma anche di goliardi, ancora oggi si riunisce qui ogni primo mercoledì del mese il gruppo dei Romanisti, un antico cenacolo di studiosi ed accademici cultori della città di Roma, inoltre, con oltre 300 opere esposte è la più grande galleria d’arte aperta al pubblico. All’inizio del XIX secolo il caffè divenne ritrovo di artisti ed intellettuali tedeschi che operavano in Italia ed ancora oggi non è raro, passando dal caffè incontrare pittori ed intellettuali che si ritagliano una pausa dal lavoro.
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Credit ph Alessio Salvestrini