A Napoli, più che in qualsiasi altro posto in Italia quando si parla di caffè non si scherza, la confortante bevanda calda è considerata molto più di un rito che non può essere consumato ovunque. Il Gambrinus è il caffè storico per antonomasia la prima e, forse più riuscita espressione di caffè letterario di ispirazione europea.
E’ il 1860 quando viene aperto, a piano terra del palazzo della Prefettura, il Gran Caffè, che, affacciato proprio su piazza del Plebiscito diventa in poco tempo il salotto buono della città e, grazie a pasticceri e gelatai provenienti da tutta Europa diventa fornitore della Real Casa.
Dopo un radicale restauro, nel 1890 il caffè inaugura nuovamente diventando non solo il cuore della vita mondana, ma anche letteraria e culturale della città. Nelle sale dorate del Caffè sono di casa Oscar Wilde, Hemingway, Sartre, Totò e i fratelli De Filippo. Chiuso nel 1938 perché dichiarato ritrovo antifascista, il Gambrinus ha tenuto le serrande abbassate fino agli anni ’70. Da allora è tornato ad essere ed è il cuore pulsante della città: non si può dire di essere stati a Napoli senza essere passati da Gambrinus.
Secondo la Guida Bar d’Italia il settimo posto se l’è aggiudicato il Caffè Sicilia a Noto, che ora appartiene a Corrado Assenza. Nel 1892, anno della fondazione era una fabbrica di torroni e marmellate, trasformato in seguito in caffetteria secondo gli usi squisitamente italiani dell’Ottocento. Sin da subito la qualità è stata un punto di forza del locale nonostante le diverse gestioni e, come anche il Gambrinus divenne Fornitore Ufficiale della Real Casa proprio per la qualità delle materie prime utilizzate e per la raffinatezza della produzione dolciaria della pasticceria.
In qualsiasi parte d’Italia ci si trovi il piacere del caffè è servito in locali d’eccellenza, non si può proprio dire che nel nostro Paese l’arte si fermi a Chiese e musei.