di Davide PASSONI
Tempo fa vi abbiamo raccontato della Cambiano, la concept car realizzata da Pininfarina per il Salone dell’Auto di Ginevra 2012. Un’auto pura, armonica che ci ha incuriosito e affascinato tanto da spingerci fino a Cambiano, location storica del gruppo Pininfarina, a sud di Torino, per incontrare il “papà” di questo gioiello. Ed eccolo qui, Fabio Filippini, 48 anni, direttore design di Pininfarina con una lunga esperienza internazionale nel campo dell’auto design. Che parla della “creatura” che, precisa, non è solo sua “ma di tutto lo staff che ci ha lavorato“.
Cambiano: quando è nata l’idea di questa concept car?
L’idea è nata intorno a June 2011. Volevamo creare una concept car per il Salone di Ginevra che riprendesse lo spirito dell’archetipo della berlina sportiva di lusso. Il riferimento che volevamo era ad alcune auto storiche di Pininfarina, come la Florida, la Pinin su base Ferrari, la Nautilus su base Peugeot. Volevamo entrare in sintonia con l’identità Pininfarina, ossia forme pure con un impatto chiaro e netto. Creare qualcosa di puro, semplice, al limite del minimalismo ma con un tocco umano e di passione, con un’anima; un’anima che, a volte, viene dal contrasto di materiali, di spazi e di forme. Un’auto che fosse basata sull’equilibrio tra contrasti. Altri concetti chiave della Cambiano sono quelli del materiale e dell’immateriale, ossia parti immateriali come le tecnologie digitali della strumentazione, accostate al materiale dell’alto artigianato di lusso, della finitura a mano. Un contrasto tra lusso e modernità a cavallo tra tradizione e innovazione.
Due valori molto cari a Pininfarina…
Sì. Il tutto si inserisce nel quadro di una riflessione interna su quali fossero i veri valori del brand. Ci è apparso evidente che Pininfarina è un marchio con valori che si identificano in due perimetri diversi, che sono appunto quello della tradizione e quello dell’innovazione. Coesistono da sempre, in 80 anni di storia, con prodotti che suscitano memoria, passione, emozione; un’idea romantica dell’auto ma con, allo stesso tempo, uno sguardo verso l’innovazione. Altra caratteristica unica della Cambiano sono i dettagli sofisticati in contesti puri e il contrasto tra la solidità e la trasparenza, la relazione della luce tra interno ed esterno, luce e movimento come enfatizzazione della sensorialità. Ecco, tutto questo è quanto abbiamo pensato e definito prima di partire con il progetto, tutto ciò che la Cambiano doveva contenere in sé.
E poi?
Abbiamo cominciato con degli schizzi, lavorando sulla purezza e su un gioco di estreme proporzioni: pochi segni ma chiari e netti. E, insieme all’auto, l’idea di avere parti traslucide e trasparenti, un frontale che non fosse spinto al parossismo, ma pulito e semplice, con i fari inseriti in un’unica calandra. Senza riprendere stilemi troppo evidenti, al massimo qualche citazione “subliminale” dalle auto del passato di cui abbiamo parlato prima. I fanali posteriori sono stati sostituiti da incavi nei quali la luce si riflette; il tetto lascia trasparire la luce; i fari sono blocchi di cristallo puri, con led incastonati. Grande è stato il lavoro sui cerchioni, per trovare un disegno tanto tecnico quanto aerodinamico, con uno pneumatico sviluppato appositamente per la Cambiano da Fate, un’azienda argentina.




Un’auto di lusso ma che ha in sé anche del materiale riciclato, giusto?
Sì, perché abbiamo avuto l’idea unica di riutilizzare, per i pavimenti e gli inserti in legno, le briccole di Venezia, i pali che, in laguna, servono a segnalare i percorsi; pali corrosi da acqua, sole, vento e che con Riva 1920 (con cui Pininfarina Extra collabora) abbiamo utilizzato direttamente nell’auto; abbiamo dato loro una terza vita e una nobiltà: prima erano una quercia, poi un palo e infine, invece di morire, diventano parte di un’auto di lusso. Un materiale di scarto lavorato prima manualmente, poi con una fresatura digitale, ridandogli una vita con un tocco umano e unico.
Un’idea venuta da?
Da una precedente collaborazione con Maurizio Riva, di Riva 1920, che da sempre lavora su questo tipo di materiali. Su nostro input ci ha suggerito la briccola ed è stata subito un’illuminazione. Abbiamo deliberatamente voluto lasciare le imperfezioni del legno visibili, dando a Riva un mapping di dove avremmo voluto i buchi e dove no. Un controllo misurato del naturale, senza imporre forzature. Una sfida, ma al tempo stesso l’opportunità di trovare soluzioni creative che risolvessero i problemi che questo materiale presentava.
Altri dettagli di qualità?
Il pellame dei rivestimenti interni è stato realizzato in collaborazione con Foglizzo, pelli di alto livello artigianale. Un pellame che fa parte della collezione sviluppata da Pininfarina per Foglizzo, di alta qualità e ad alto livello di prestazioni; si tratta di pelli usate in campo aeronautico e navale per jet executive e yacht di lusso; non sono grandi produzioni, ma al top di gamma per lusso e artigianato.
Sedendosi nella Cambiano si ha l’impressione di galleggiare nel vuoto…
Tutti gli strumenti di informazione sono concentrati nella zona del conducente, per lasciare al passeggero una zona aperta e fruibile; l’interno della Cambiano ha un design con ampie zone vuote, tanto che la plancia e la console sono sospese: è un interno pieno di vuoto.
Con dettagli preziosi…
Sì, per esempio abbiamo inserito nella plancia un cronografo di Bovet creato in edizione specifica per la Cambiano e sviluppato da Pininfarina Extra, con all’interno alcune parti delle briccole. I sedili sono molto leggeri, in parte sospesi, le porte antagoniste sono da una parte sola, il sedile posteriore è molto avvolgente, grazie anche all’ingresso asimmetrico: il guidatore vive la Cambiano come una coupé, un’auto “egoista”, il passeggero come una berlina di lusso.




Quanto tempo c’è voluto per realizzarla?
Un mese per la definizione del concetto, June 2011, poi da July a fine February per la realizzazione.
E quanti padri ha avuto?
La Cambiano è il risultato dell’intero lavoro del team design di Pininfarina. Io ho dato l’impulso di visione e di direzione artistica, chiara e netta fin dall’inizio. Sono il direttore design, per cui mi posso assumere la responsabilità dell’oggetto in quanto tale, ma esso rappresenta ciò che Pininfarina è con i sui 80 anni di storia. E la trasposizione di questi valori verso il futuro.
Il nome Cambiano è un oMay alla location storica dell’azienda. Quanto Pininfarina è rimasta legata al proprio territorio?
La Cambiano è un simbolo della piemontesità nel senso più nobile del termine: interpretare le cose con rigore, precisione, ma anche con passione e misura. Rappresenta moltissimo il carattere e le qualità migliori della cultura del Piemonte e di Torino, rimane integrata in questo ambiente ma ha una forte proiezione internazionale, che ancora la caratterizza, al di là del bacino industriale in cui nasce.
Come è stata accolta la Cambiano a Ginevra?
Molto positivamente. La scelta di creare un oggetto puro e semplice è stata rischiosa perché poteva dare l’idea, vista solo in anteprima, di qualcosa di freddo, senza anima. Poi la presentazione in Salone ha suscitato elogi da parte di molta stampa di settore, degli addetti ai lavori e anche di concorrenti prestigiosi come Giugiaro, cosa che mi ha riempito di soddisfazione. Il commento è stato: una ventata di freschezza, un’auto pulita, semplice, pura, che incarna la voglia di tanti di tornare a questa freschezza. L’auto è piaciuta molto anche al pubblico: in due diversi sondaggi la Cambiano è risultata la concept car più bella di Ginevra.