Mario Boselli è uno di quegli uomini di vecchio stampo. Uno di quegli uomini che quando una donna gli si avvicina – anche se una giornalista che vuole rivolgergli le domande per l’ennesima intervista – si alza in piedi. Mario Boselli è un vero cavaliere. E non ci riferiamo solo al titolo. Abbiamo incontrato il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana pochi istanti prima della sfilata di John Richmond e con lui abbiamo parlato di andamento dei mercati, di blogger, buyer e Made in Italy.
Milano Moda Uomo è nel pieno del suo svolgimento, che differenze rispetto alle edizioni passate?
Noi non abbiamo mai dati precisi perché non siamo una fiera. Se parliamo di impressioni, le impressioni sono molto positive, con un’importante presenza di buyer esteri e italiani. Ed è soprattutto degli italiani che abbiamo bisogno perché l’export continua ad andare bene, mentre non è ancora partito, per lo meno con l’energia che vorremmo, il mercato interno.
Se volessimo fare una previsione, quando il mercato italiano potrebbe effettivamente ripartire?
Noi prevediamo alla fine di questo anno un aumento di fatturato del 5%, che sarà soprattutto grazie alle nostre esportazioni.
I blogger sono diventati una presenza importante agli eventi della moda, perché visti come influencer. Per lei, sono più importanti i blogger o i buyer?
Non scherziamo, i buyer! Quelli che fanno gli ordini sono loro, che poi i blogger nell’ambito dell’informazione svolgano un ruolo importante nessuno lo discute. Semmai, è un discorso di causa effetto, nel senso che il blogger può influenzare, ma se poi il buyer non compra per N ragioni non si va de nessuna parte.
Il consumer oggi è più influenzato da un blogger o da una testata giornalistica?
Tutti e due. Anche se penso che i giornali siano ancora estremamente importanti. Non sono cose che si possono misurare con il bilancino. L’impressione è che la carta stampata viva un certo declino, mentre i blogger un incremento notevole, però dirle quale sia la percentuale di influenza non saprei e non credo nemmeno esistano statistiche scientifiche a riguardo.
Quanto è importante il Made in Italy per l’azienda moda?
Il Made in Italy è la chiave del successo anche per il futuro. Lei ricordi che nella crisi 2009 e poi in qiella del 2011, le aziende che hanno performato meglio sono state quelle che sono rimaste fedeli al vero Made in Italy. Quelle che hanno sofferto di più sono quelle che, con qualche furbata, producevano in Cina e spacciavano per Made in Italy quello che non lo era, e giocando con l’italian styling vendevano ai prezzi di un capo Made in Italy. Ora, siccome la gente non è stupida, cinese per cinese compro da H&M o Zara. Il vero Made in Italy costerà di più, ma vale anche di più.
Che cosa ne pensa di quelle aziende che hanno scelto di dislocare?
Quello della delocalizzazione è un fenomeno molto complesso, che ha motivo di esistere per delle produzioni che siano con delle componenti labour intensive, perché in Italia il costo del lavoro è quello che è, quindi parliamo delle seconde linee degli stilisti, parliamo delle licenze. E’ logico che vadano a fare produrre fuori o avere delle presenze esterne. Sulla prima linea, teniamo tutto in Italia e teniamocelo caro.
Pinella PETRONIO