Durante la conferenza “La moda di esportare o da esportare”, ultima assemblea di Michele Tronconi in qualità di presidente di Sistema Moda Italia (Smi), Tronconi non ha nascosto gli obiettivi raggiunti e mancati dell’associazione di Confindustria e che raggruppa gli imprenditori del tessile del nostro Paese.
Di fronte al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, al presidente dell’Ice Riccardo Maria Monti, del presidente di Future Concept Lab Francesco Morace, del responsabile Servizio Studi e Ricerche di Intesa-Sanpaolo Gregorio De Felice, Tronconi ha parlato del sostegno all’internazionalizzazione e alla crescita delle esportazioni made in Italy con l’apertura dell’ufficio Smi in terra d’Oriente, a Shanghai a cui si sono già rivolte 250 imprese italiane. Bene anche la caccia ai nuovi mercati, che non conosce confine e in questo momento sta sondando il terreno in Brasile e in Siberia.
Tra gli obiettivi mancati il non riconoscimento a livello europeo del made in Italy per le merci extra Ue, il non riconoscimento energivoro, che costa alle imprese il 35% in più per l’energia, rispetto ai concorrenti europei.
Così ha parlato Tronconi: «Il costo dell’energia è paradossale perchè già avevamo un differenziale del 30% non solo con i nostri competitor più agguerriti dei Paesi emergenti, ma addirittura con i nostri competitor europei, penso alla Germania e alla Francia. Questo divario è ulteriormente aumentato per il problema del recupero degli incentivi delle fonti rinnovabili. Qui c’è un problema tecnico che va risolto. Una possibilità di soluzione che va a favore della componente monte del settore è riconoscere al settore lo status di energivoro».
Parole molto dure anche nei confronti del decreto sviluppo: al governo Tronconi fa una richiesta di coerenza. Chi chiede alle imprese internazionalizzazione, deve sostenere la competitività sui mercati internazionali. «Nel ricordare queste criticità sto solo difendendo l’integrità della filiera, perché se certi comportamenti divenissero sempre più diffusi potrebbero arrecare danni irreparabili per tutti, in prospettiva».
Giulia DONDONI