di Alessia CASIRAGHI
De Tomaso parlerà cinese. Un brand dall’anima internazionale – a fondarlo nel 1959 fu proprio il pilota argentino Alejandro de Tomaso – ma da sempre simbolo del made in Italy, che da oggi entra nell’orbita della Car Luxury Investment, società italiana del gruppo cinese Hotyork Investment Group.
Conosciuto in tutto il mondo per le sue vetture di lusso e gran turismo, nel 1970 fu proprio la De Tomaso a costruire l’auto da gara utilizzata dalla squadra di Frank Williams per il campionato di Formula 1. Indimenticabile la Deauville del 1971, creata per competere con le contemporanee Jaguar e Mercedes-Benz, ma dal fascino assolutamente unico.
Nel 2009 a rilevare lo storico brand, dopo il fallimento del 2004, è stato Gian Mario Rossignolo, ex presidente di Telecom e fondatore della Innovation in Auto Industry. L’ingresso attuale, come socio di Mayranza, del gruppo Car Luxury Investment permetterà l’iniezione di nuovo capitale da destinare alla concretizzazione di nuovi progetti, come la costruzione di una gamma di Suv e Crossover.
La nuova partita che si appresta a giocare la De Tomaso si prospetta complicata: competere a viso aperto con brand leader nel settore automobilistico come Audi e Bmw, come pure con marchi storici di auto d’alta gamma come Bentley e Lamborghini.
Quel che è certo è che l’Italia resterà la sede di produzione delle nuove vetture De Tomaso, grazie anche ai finanziamenti ricevuti dalla UE – si parla di circa 19,2 milioni di euro – destinati alla formazione del personale per quanto riguarda la selleria, la saldatura, la verniciatura.
Dal canto suo, il gruppo asiatico Car Luxury Investment si occuperà del rafforzamento della rete distributiva internazionale. “crediamo nell’opportunità di sviluppare tutto il prezioso potenziale dell’azienda – ha commentato Qiu Kunjian, presidente di Car Luxury Investment. – Ora stiamo lavorando per finalizzare gli ultimi dettagli e rendere operativo l’accordo: la De Tomaso potrà tornare a investire tutte le proprie energie nella produzione di auto di qualità per il mercato mondiale”.
Più incerto è apparso invece Gianluca Rossignolo, ora vicepresidente della societa’: ”E’ singolare che un gruppo estero importante giudichi positivamente un’azienda che in Italia non e’ stata compresa in tutte le sue potenzialità e per le opportunità che può creare – ha commentato a caldo Rossignolo – Dover cercare capitali esteri e’ quanto meno curioso”.