Recentemente Pantofola d’oro ha compiuto i 125 anni di attività.
Il marchio di calzature anche per il tempo libero, famoso in tutto il mondo per l’artigianalità delle lavorazioni e per l’altissima qualità dei materiali, ha festeggiato una storia fatta di successi e di sfide avvincenti.
L’azienda marchigiana, impegnata a salvaguardare e a rinnovare la tradizione della realizzazione di scarpe sportive di alto valore tecnico e la creazione di scarpe per il tempo libero, e’ una vera bandiera del made in Italy, presente in più di 40 paesi nel mondo.
Questa e’ la Pantofola d’oro oggi, capace di creare scarpini per giocatori comeMancini, Mazzola, Rivera, Klisman, il portiere Lev Yashin, Van Basten, Cruijff e scarpe per tutti, anche per coloro che campioni non sono e non saranno mai.
La storia parte da lontano, nel 1950 circa, quando Emidio Lazzarini, proseguendo l’attività paterna, inizia la leggenda di Pantofola d’oro. Come amateur di lotta libera, Egidio indossava scarpe, durante i combatimenti, scomode.
Prese cosi la decisione, forte della tradizione familiare, di farsi le scarpe da solo. In breve l’imprevedibile: tutti vogliono le nuove scarpe e Lazzarini capisce che anche in altri sport esiste lo spazio per le nuove creazioni, provò così a contattare l’Ascoli calcio per proporre gli scarpini nel campionato italiano, scarpini rigorosamente neri.
Il segreto era nella soletta di morbida pelle di vitello che sostituiva il cuoio usato normalmente dalle aziende produttrici di scarpe per il calcio.
Il nome Pantofola d’oro, è una pura casualità, nato da un’intervista del 1959 a John Charles che parlando delle nuove e morbidissime calzature le defini’ appunto “Pantofola d’oro”
Da allora il mondo del calcio, e’ cambiato moltissimo, gli scarpini sono diventati di tutti i colori: azzurri, fucsia, gialli…
Il viola sta diventando tendenza ma, la lotta contro la scaramanzia è difficile da vincere.
Recentemente Cellino, il vulcanico presidente del Cagliari Calcio, ha cacciato dal campo di allenamento il gioctore Biondini, reo di avere indossato appunto scarpini viola.
L’esplosione delle tinte fluo e del camouflage hanno rivoluzionato il mondo del calcio.
Il Napoli propone una seconda maglia mimetica, le aziende di abbigliamento modificano ogni 3 mesi, il colore delle scarpe delle proprie scuderie di campioni.
Nel 1995, la Dia dora lanciò le scarpe rosse di Weah, nel 2002 sono arrivate le Mizuno bianche di Rivaldo, la Lotto ha ideato la scarpa senza lacci con il marchio verde fluo.
E il nero? Trovare un giocatore con le mitiche scarpe nere in pelle di canguro e’ davvero difficile e chi volesse le famose Copa Mundial dovrbbe comprarsele. Queste sono le regole: senza sponsor indossi cio’ che vuoi.
Il colore segue la logica del business: Adidas e Nike cambiano ogni 3/4 mesi e i rappresentanti stanno gia’ vendendo le scarpe che vedremo durante il mondiale brasiliano del 2014.
Dal 1998 con il lancio delle Mercurial di Ronaldo, il colore e’ diventato il segno distintivo del design ma anche l’attitudine e la personalita’ degli atleti a mettersi in mostra e dare visibilita’ al prodotto.
E il nero? Non e’sparito, anche se rimane una scelta tipica degli over 30, molte aziende lo stanno rivalutando come altrnativa ai contrasti cromatici forti che rendono faticosa la visione televisiva.
Il futuro? Progettare scarpe ad hoc per ogni calcaiatore in armonia con i colori della divisa.
Ma tranquilli, il nero “never die”, cosi’ come sostiene Borriello che ama ancora il Total Black.
*Former Partner Odgers Berndtson