Stiletti e buone idee. Tradizione normanna e ispirazione femminile. Ma con il piercing che per una volta è sinonimo di eleganza. Dalla creatività francese unita all’estro italiano, dall’unione fra amore per l’hard luxury e il gusto di una committenza, quella di GLDC srl – acronimo del nome del fondatore Galvano Landi di Chiavenna – è nata la ricetta del mondo Guillaume Hinfray, marchio di calzature gothic-couture che trae ispirazione dalle donne dal carattere forte come Giovanna d’Arco, Costanza D’Altavilla, Kristin Scott Thomas e Grace Jones.
Non aspettatevi che indossino scarpini o decolléte bon ton: le signore di Guillaume Hinfray si presentano come Amazzoni svettanti su tacchi vertiginosi sostenuti da costruzioni a dir poco architettoniche. All’occorrenza, però, possono trasformarsi in pratiche esploratrici delle metropoli più caotiche, calzando colorate ballerine Gavotte “comodamente arrotolabili”.
Le milanesi attente alle novità e gli ometti un po’ feticisti possono averne avuto un assaggio nella prima boutique Guillaume Hinfray nata nel February 2011 grazie alla con GLDC, un “Intimate store”, uno spazio dedicato al lusso in via Cerva.
Per tutti gli altri, basti dire che se questa firma è già di per sè interessante per le proposte di calzature e per l’alta artigianalità sottesa a questo prodotto inequivocabilmente “alto”, e non solo “per la gamma”, l’aspetto veramente buono di Guillaume Hinfray è che il suo progetto “si fa in tre”.
All’origine di tutto, infatti, ci sono Guillaume Hinfray e Marco Censi. Il collante è il polo GLDC guidato da Galvano Landi di Chiavenna con socia Emanuela Barilla, la quale ha dichiarato: “Mi piace partecipare a questo “esperimento”. Ho investito in questa azienda per diversificare, il mio mestiere è fare la pasta. Mi diverte entrare in un mondo che, fino a oggi, conosco come cliente. Il prodotto della mia azienda è molto popolare e, devo dire, che mi interessa ascoltare le problematiche di chi si produce “il lusso””.
Ma come nascono queste creazioni?
Dagli stilisti Guillaume Hinfray e Marco Censi. Formazione in arti applicate, esperienza nelle Mayri maison del mondo. Nove anni fa si sono incontrati “con l’intento di proporre un’alternativa alla tradizionale offerta del lusso nel mercato di Alta Gamma, che è oggi venduta nei più prestigiosi department stores in USA e nel mondo”.
Chiediamo loro:
Perché avete scelto la produzione italiana e perché proprio il polo GLDC?
CENSI – Volevamo giocare nell’arena dell’Alto di Gamma, e lì non ci si può presentare senza delle “armi” adeguate…mi sembra che la scelta del Fatto in Italia sia stata una logica conseguenza!
HINFRAY – Sono francese, nel mio paese ho studiato la Haute Couture, ed ho la pretesa di sentirmi erede di una tradizione culturale unica nella qualità e nell’alta artigianalità. Patrimonio che però oggi si fa sempre più introvabile, e che ho ritrovato in Italia. Considerando che avevo già scelto di viverci, non abbiamo mai avuto la minima esitazione al riguardo.
Con la GLDC c’è stato feeling immediato. Non ci sono sembrati (e il tempo sta confermando l’impressione iniziale) appartenere a quella categoria di gruppi d’investimento multinazionali e “disumani”, dove fai fatica a relazionarti con persone vere, e che -abbiamo l’impressione- tendono oggi ad usare il capitale umano rappresentato dai creativi come carne da cannone: sei gettato allo sbaraglio sul mercato, in progetti faraonici ma spesso troppo money-oriented, e se non dai risultati immediati, cambiato con un altro senza troppi scrupoli… Con loro è stato un rapporto “umano” fin dall’inizio, credono in noi e nella nostra visione estetica, e possiamo usare tra noi parole oggi desuete come “stima”…
Manterrete comunque le vostre collaborazioni con i grandi marchi, farete delle vostre linee di moda personali, o questo progetto ha fatto nascere una nuova coppia del fashion system?
Noi siamo una coppia, a tutti gli effetti! Amiamo lavorare assieme sui progetti e sulle collezioni, tra noi si è stabilita una sorta di simbiosi umana e professionale che funziona molto bene, ci completiamo e ci “incastriamo” creativamente. Continueremo ad essere dei consulenti per le aziende ed i marchi, certamente: ci piace questo lato eclettico della nostra professione, poter applicare e modellare la propria creatività e le proprie idee a prodotti, storie e tradizioni diverse… Se ci concentrassimo su una cosa sola, avremmo la sensazione che ci venga a mancare qualcosa. Ovvio, però, che il nostro progetto GH ci sta particolarmente a cuore, come un figlio fortemente voluto.
Perché ora, il loro nome è sotto l’insegna dello stemma di Galvano Landi di Chiavenna che con il suo polo ha stipulato un contratto di licenza in esclusiva per la produzione e la distribuzione.
Dopo il felice riscontro avuto dai clienti nazionali e internazionali sulle calzature, però, la GLDC non si è voluta fermare e ha deciso di fare di questo modus operandi un nuovo sistema per spingere e sostenere i nuovi talenti emergenti nel settore alto di gamma.
In che modo selezionate i talenti da sostenere?
Cerchiamo di scegliere nomi emergenti in cui selezioniamo quel quid di genialità, creatività e follia unitamente a valutazioni più pragmatiche di idea commerciale, per capire se questi nuovi nomi abbiano uno stile che corrisponda alle aspettative dei clienti e vadano a colmare uno spazio di mercato carente, in uno come quello della calzatura ormai saturo. La prima parte di valutazione è di pancia, ci affidiamo alla nostra valutazione a pelle, poi viene metabolizzata da valutazioni commerciali.
Avete già messo gli occhi su qualcuno o ci sono delle “buone nuove”da aspettare entro la fine dell’anno?
Si abbiamo già delle idee che prenderanno forma prossimamente e che presto vedrete.
Non temete che questo modus crei una qualche concorrenza fra stilisti del vostro stesso polo?
Il modello di business del licensing da sempre è un modello vincente non solo per l’azienda licenziataria, che riesce così ad ammortizzare i costi, ma anche per ogni marchio in licenza perché è di primario interesse dell’azienda evidenziare le peculiarità, le identità di marca evitando che questi si sovrappongano. Questo problema viene risolto a monte nella scelta
che deve essere ben assortita nei nomi e non deve creare concorrenza interna.
Il vero lusso, per Galvano Landi di Chiavenna, è …
E’ sicuramente difficile oggi dare una definizione di lusso. Molti lo si confondono con l’accessibilità ai molteplici status symbol che il mercato offre. Per me il vero lusso è rappresentato da tutto ciò che riesce a gratificarci senza per questo essere necessariamente visibile a tutti. Il lusso dunque come strumento per celebrare la creatività intellettuale di
ognuno di noi.
Paola Perfetti