Ogni volta che si cerca di parlare del connubio donne – scarpe il rischio di cadere nella banalità delle frasi fatte è altissimo. Eh, già, perché da che mondo è mondo la donna è attratta dalle scarpe allo stesso modo in cui le api sono attratte dal miele. Testimonianza ne è una fitta filmografia e un’altrettanto fitta letteratura in cui la scarpa viene vista come feticcio verso cui la donna riserva attenzioni e ossessioni. Del resto, al primo appuntamento, quando si vuole fare colpo su un uomo prioritario ancor prima della scelta dell’abito è la scelta della scarpa giusta. La stessa Cenerentola, quando allo scoccare della mezzanotte dovette lasciare di corsa il castello non abbandonò sulle scale di certo un guanto… Per stregare ancora di più il suo principe azzurrò lasciò lì, sulla scalinata, una scarpetta di cristallo, conscia di quanto un tacco a spillo possa solleticare la fantasia erotica di un uomo. Se è vero che le donne vanno matte per stiletti di ogni foggia e genere, è altrettanto vero che gli uomini amano vedere le donne indossare i tacchi alti.
A sentire Freud questa passione degli uomini per le scarpe femminili ha una chiara matrice di origine sessuale. Se il piede diventa metafora fallica (e, quindi, gli uomini che ne sono attratti nascondono un’omosessualità latente) la scarpa, per la sua forma concava, rappresenta l’organo genitale femminile. Per questo alcuni uomini ne sono seriamente ossessionati. Ma se volessimo dare il giusto peso ad interpretazione psicologiche forse un tantino superate e fornire spiegazioni leggermente meno auliche, ma certamente più concrete, potremmo dire che gli uomini adorano vedere camminare le donne sui tacchi perché l’altezza dello stiletto implica una camminata ondeggiante e un moto oscillatorio dei fianchi che li manda in visibilio. E la donna questo lo sa. Proprio per questo motivo nell’esatto istante in cui si issa su un tacco di Giuseppe Zanotti Design si sente davvero domina, padrona, consapevole del potere che acquisisce, certa che le sue caviglie e il suo polpaccio ne trarranno sicuro beneficio.
Ma se è vero che esiste una fazione di donne appassionate della scarpa con tacco vertiginoso, bisogna anche considerare che esiste un partito di donne votate alla scarpa bassa: ballerine, mocassini, stringate e slippers. Sono donne veloci, dinamiche, che amano la comodità, ma che non vogliono per questo rinunciare alla bellezza di una scarpa bella e ben fatta. Le aziende, piccole e grandi, hanno dovuto fare i conti anche con questa tipologia di donna e per questo hanno dato vita ad un vero e proprio mercato incentrato sulla produzione di scarpe flat e glamour. Sia in Italia sia all’estero. Ma, soprattutto, in Italia dove l’amore per il ben fatto e le cose belle è una religione e dove tantissime aziende straniere vengono a produrre, consapevoli della tradizione secolare italiana e della cura certosina dei suoi calzolai.
Orgoglio del Made in Italy, il comparto calzaturiero italiano gode in tutto il mondo della stessa stima e dello stesso rispetto di cui gode l’azienda moda. Un passato e un presente glorioso, per l’Italia, fatto di artigiani che, con la stessa cura che ci mettono le mamme a crescere i loro bambini, cuciono a mano, incollano, impunturano e dipingono le pelli. Una tradizione che non cede al fascino della velocità e delle macchine e che predilige al fast fashion lo slow fashion, dando vita a creazioni che sembrano delle piccole opere d’arte.
Questa cura, quasi maniacale, per il dettaglio, l’ossessione per la perfezione, ricercata non solo dalle grandi aziende ma anche e soprattutto dalle piccole, premia l’Italia, tant’è che, nonostante la crisi, secondo i dati riportati da un’indagine di Assocalzaturifici nei primi nove mesi del 2013 l’export è cresciuto del 4,4% in valore e dell’1,5% in volume, facendo raggiungere un nuovo record di valore esportato con circa 6,3 miliardi di euro per 173,5 milioni di paia vendute oltre confine. E se i dati di export continuano ad essere incoraggianti (e tali si confermano, secondo le proiezioni di mercato, per il 2014) un po’ meno lo sono i consumi interni che hanno registrato, nei primi nove mesi del 2013, un calo del 4,8% in volume e del 7,1% in valore, nonostante le politiche di sconti aggressive.
Pinella PETRONIO