Descrivere a parole un profumo è molto difficile. Ci si inerpica in artifici linguistici non riuscendo alla fine a comunicare qualcosa che è molto soggettivo oltre che molto personale. Per cercare di ‘spiegare’ un profumo ci si serve comunque delle cosiddette note olfattive, che a loro volta vengono divise in tre classi. Le note di testa, che sono quelle che si individuano subito, al ‘primo spruzzo’ e sono quelle più immediate, più forti, che molto spesso ne determino l’acquisto. A seguire ci sono le note di cuore che si apprezzano solo con il trascorrere del tempo e che sono avvolgenti, morbide, e molto spesso appartengono alla famiglia olfattiva Floraux, ovvero dei fiori. La terza e ultima nota è quella di fondo, perchè arriva alla fine, dopo ore dall’applicazione.
A proposito, nonostante il profumo sia un prodotto molto acquistato soprattutto durante le festività, non è consigliabile farne dono a chi non si conosce abbastanza. Questa accortezza è dovuta alla meravigliosa capacità del nostro olfatto di individuare una fragranza e immagazzinarla per sempre dentro di noi. Rischieremmo di regalare a Charlize Theron uno Chanel n°5 quando l’attrice sudafricana, dato che ne è la testimonial, è solita cospargersi di voluttuoso J’adore Dior. Un rischio che molti si assumono dato che stilisti e case di moda devono una buona fetta del loro fatturato alla vendita dei flaconi marchiati. Ma, scherzi a parte, per l’uomo è molto più facile ricordare un aroma piuttosto che un’immagine e molto spesso infatti è proprio al profumo che associamo il ricordo di una situazione, di un vissuto, di un’emozione che, se risentiamo anche a distanza di tempo, non esitiamo ad abbinare a quella volta che da piccoli ci siamo nascosti dietro al gelsomino, alla colonia alla violetta della nonna, all’odore di Sicilia davanti alla cassetta di agrumi del fruttivendolo…
Il nostro naso è sempre attento a fiutare e, soprattutto il naso degli italiani, sembra apprezzare molto il mondo della profumeria. Secondo l’Unipro, l’associazione italiana delle imprese cosmetiche, nell’ultimo report dell’anno si è riscontrato che su un totale di circa 19 milioni di persone, l’87% di esse ha acquistato almeno un profumo. Il dato conferma che il mercato della profumeria è il core business del settore beauty. In particolare, la profumeria artistica, celebrata recentemente dalla sesta edizione di Esxence a Milano conclusa domenica 23 March, il fatturato si aggira intorno ai 170 milioni di euro, ben oltre il 1,5% del fatturato complessivo nazionale. Un valore che rappresenta il 12% sul totale complessivo delle vendite di Profumeria Alcolica in Italia (1,45 miliardi di euro sui 9,6 del fatturato beauty complessivo). «Il valore del mercato cosmetico italiano – fa sapere Fabio Rossello, Presidente di Cosmetica Italia – ha superato i 9.500 milioni di euro nel 2013. Il comparto ha registrato un calo dei consumi marginale (-1,2%) e un aumento delle esportazioni dell’11%, per un valore vicino ai 3.200 milioni di euro».
All’Estero dunque, almeno in campo beauty, diciamo ancora la nostra. In Italia invece il campo della profumeria (dicembre 2013, fonte l’Istat) ha subito un leggerissimo calo, lo -0,9%, un valore molto contenuto rispetto agli altri gruppi di prodotti non alimentari, sottolineando l’amore del Belpaese per le ‘questioni di naso’. Senza dubbio bene ma non benissimo e, dato l’enorme potenziale, speriamo che al più presto si possa respirare un nuovo profumo; fiorito, rinvigorente e piacevole, quello della ripresa.
Martina ZANGHI’