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Il Giornale del Lusso

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Gucci sulle vette del reddito Made in Italy

Settembre 27, 2011 by Redazione

La crisi del debito sovrano in Europa dichiara che è troppo presto per cantare vitto­ria.

Questa estate è esplosa costringendo l’Ita­lia a una manovra “ferragostana” per far quadrare i conti pubblici, e il lusso tricolore nei prossimi me­si dovrà, dunque, affrontare nuo­ve incognite economiche che si ri­fletteranno inevitabilmente sui bilanci.

“Partiamo dal dato positivo: le principali aziende italiane della moda quotate nel primo se­mestre hanno realizzato perfor­mance positive in termini di red­ditività, ricavi e profitti. La classifica per fatturato è guidata sempre da Luxottica (3,2 miliardi) che mette a segno un balzo di quasi il 7% ri­spetto al semestre di un anno fa. Gucci e Bottega Veneta risulta­no i migliori anche per reddi­tività, seguiti da Prada e Tod’s. I buo­ni risultati si spiegano con la pre­senza nei Paesi emergenti, che hanno sofferto meno della crisi dei consumi e dove i grandi nomi riescono a fare numeri molto im­portanti a livello di vendite. Non a caso Prada ha deciso di quotarsi a Hong Kong e non a Piazza Affari. In questo senso i big del lusso, che possono contare su una distri­buzione diretta nei mercati del Far East, sono stati avvantaggiati rispetto alle piccole e medie aziende che non hanno una orga­nizzazione forte” spiega Carlo Pambianco, presidente di Pambianco Strategie di Impresa.

Andando nel dettaglio dell’ana­lisi, emerge che nella prima metà del 2011 il fashion italiano ha maci­nato un giro d’affari di 9,8 miliar­di di euro (+12,3%), mentre l’Ebitda sul fatturato (che misura la redditività) è salito al 21,2% e l’uti­le netto sui ricavi è migliorato dal 7% del primo semestre 2010 all’8,4%.

A trainare la cre­scita del panel preso in esame so­no le stesse griffe che hanno otte­nuto ottimi risultati anche nel 2010: ovvero Gucci, Bulgari, Bottega Veneta e Prada, tut­ti al di sopra dei venti punti per­centuali di progresso; mantenere però questi ritmi di crescita nei prossimi mesi sarà però una mission impossibile per il si­stema moda.

“A livel­lo di Ebitda dovremmo aspettarci un calo di uno-due punti percen­tuali, mentre sul fronte del fattu­rato i buoni risultati ottenuti fino­ra riusciranno, sull’intero 2011, a compensare parzialmente la fre­nata dei prossimi mesi“, mette in guardia Pambianco. E in questo proces­so, prosegue ancora, i brand italia­ni “potrebbero finire nel mirino di investitori asiatici, come per Salvatore Ferragamo o Sergio Tacchini“.

Passando al confronto tra il lus­so italiano e quello oltre confine, l’indagine evidenzia un giro d’af­fari semestrale dei rivali este­ri Mayre in termini as­soluti (45,84 miliardi) anche se la crescita a livello percentua­le è più modesta (+10,8%) rispetto a quella messa a segno dal Made in Italy.

Domina la gra­duatoria il gigante Lvmh, che realizza quasi un quarto dell’intero fatturato aggrega­to dei 18 gruppi analizzati. In seconda posizione, si piaz­za Adidas con un +13,4% (6,3 mi­liardi di euro), mentre i due sim­boli della moda low cost, H&M (5,7 miliardi) e Gap (4,67 miliar­di), sono caratterizzati da una crescita delle vendite al lumici­no.

Marco Poggi

Archiviato in:Uncategorized Contrassegnato con: Adidas, Bottega veneta, Bulgari, Carlo Pambianco, Europa, Gap, Gucci, H&M, Luxottica, Lvmh, made in Italy, Piazza Affari, Prada, presidente di Pambianco Strategie di Impresa., Salvatore Ferragamo, Sergio Tacchini, Tod’s

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