Sono cominciati ieri, con una tavola rotonda dal titolo “Come orientarsi in Cina: avere successo e fare business all’ombra del Dragone”, gli incontri battezzati I salotti di Assomoda presso l’Unione Confcommercio di Milano.
Si tratta di eventi rivolti ai rappresentanti per affrontare temi caldi del settore, dal respiro molto internazionale.
Ad inaugurare i lavori è stato Thomas Rosenthal, responsabile sviluppo strategico e relazioni esterne della Fondazione Italia Cina, che è giunto subito al cuore della questione inquadrando dimensioni e potenzialità del mercato cinese, sottolineando in particolar modo il driver dell’incremento dei consumi (+10-12% l’anno) ma anche quello della progressiva urbanizzazione del Paese con la crescita di numerose città di seconda, ma anche terza e quarta fascia per un totale di circa 600 centri urbani emergenti.
Si calcola che entro il 2020 saranno tra 70 e 100 quelli con oltre un milione di abitanti.
In queste città, a differenza di metropoli come Shangai e Pechino, esistono molti punti vendita multibrand di livello medio, dove potrebbero trovare spazio anche marchi italiani non appartenenti alle griffe di fama internazionale. Per avere successo, però, occorre scegliere gli interlocutori appropriati, per non rischiare di fallire dopo poche stagioni.
Ma a un patto, ha sottolineato con forza l’imprenditore Francesco Casile: che si scelgano gli interlocutori appropriati e non si agisca con improvvisazione. Il rischio altrimenti è trovare il proprio prodotto sulle bancarelle nel giro di due-tre stagioni.
Gli interventi di Francesca Romana Di Biagio, giornalista e autrice del libro Orientarsi in Cina, Matteo Donelli, manager e coautore del libro, e Barbara Pietrasanta, docente di advertising design e autrice del libro L’ideogramma al neon hanno posto in vari modi l’accento sulle diversità culturali esistenti tra Italia e Cina e rimarcato l’importanza di non trascurarle, pena il rischio di incorrere in disastrose gaffe ed errori irreparabili o di perdere opportunità interessanti.
Ha chiuso i lavori Giulio di Sabato, presidente di Assomoda e titolare dell’agenzia Sari Spazio di Milano, che è tornato sul tema dello sviluppo di una distribuzione multimarca in Cina, un fenomeno che sta assumendo una portata interessante, anche grazie a un’azione di lobby dell’ente da lui guidato.
Questo vento di cambiamenti può dunque portare buone opportunità di sviluppo ai marchi Made in Italy, se il rapporto qualità-prezzo proposto sarà concorrenziale e i capi realizzati realmente in Italia, dal momento che questo è un fattore molto importante per i Cinesi.
A tale proposito, occorre anche sapere come la Cina percepisce l’Italia e gli italiani, dal momento che l’immaginario è spesso discordante: una buona comunicazione potrebbe servire per eliminare pregiudizi e preconcetti reciproci.
Vera Moretti