Non di sole acque di lusso, Evian, Armani; non di Coca Cola in limited edition né bollicine millesimate vive il cestino del pic nic del vero gourmand. Anche gli astemi hanno diritto alla loro buona dose di drink e socialite. Considerato il calo dei consumi e quel 6% di onesti italiani che ammette di non toccare una goccia di alcol, il mercato della salute ed il business del buon food ha davvero un grande potenziale su cui puntare.
Catene di grandi magazzini più o meno stellati, piccoli bistrot dall’anima bohemienne ma sopraffina, hanno spalancato la loro porta principale a questo genere di compagno “altro” del buon bere.
Da Colette a Parigi, per esempio, spopolano i succhi di Alain Milliat che dalla sua fattoria alle porte di Lione, sin dal 1997, produce concentrati, nettari e marmellate ancora alla vecchia maniera. Nella moda diremmo che sono sartoriali, nell’enogastronomia possiamo comunque affermare che restano “cucite addosso alle papille gustative” degli intenditori le collezioni (nel suo website ufficiale le chiama proprio così, N.d.r.) di questo maitre le cui ricette sono apprezzate pure dai sommellier ed il cui mondo rivive online nell’omonimo Blog.
A Milano, nel cinema-topico Excelsior, non si contano bottiglie, bottigliette e colori decisamente fashion nel sempre ben fornito reparto culinario. Eppure, è una bottega storica della metropoli della Madonnina ad averci visto più lungo degli altri.
La storica gastronomia di Milano Peck, di proprietà della famiglia Stoppani (Angelo,Mauro, Lino) ed in partnership con la famiglia Marchtto, è infatti uno dei pochi indirizzi dello shopping italiano in cui trovare i Succhi Van Nahmen.
Tedeschi, dell’azienda classe 1917 ma che dal 1934 si concentra nella produzione di bevande senza zucchero aggiunto, aromi, conservanti, con una pastorizzazione a 82°C e imbottigliati subito dopo la spremitura, contengono solo “frutto. Zucchero naturale proveniente dal fruttuoso del frutto. Vitamine. Sali minerali e basta”, ci fa sapere entusiasta Peter Nahmen, Amministratore Delegato.
Non si trovano dappertutto, com’è ovvio, ma solo in negozi enogastronomici, enoteche con un’ottima selezione, piccoli negozi foodie, per mantenere quell’allure un po’ in cima… agli alberi. Sì, dei frutteti che appartengono alla famiglia Van Nahmen o di quelli selezionati nella regione del Nord Reno – Westfalia, e che sono alla base della materia prima lavorata, quella che ha portato l’etichetta ad essere una delle più riconosciute e stimate nel suo settore.
Mela Elstar (più dolce) o Mela Jonagold (più acidula), Pera Williams Christbirne, Melacotogna (quella proveniente da alberi di più di 60 anni della Bassa Renania e del Munsterland), Pesca Bianca Selvatica o Albicocca della varietà Orangé de Provence e ancora frutta nera, come la Prugna e la Ciliegia Fuoco di Morella, il Rabarbaro? Ad ognuno il suo gusto, purché, con questo caldo, sia dissetante e gradevole al palato, dell’assetato, del bartender, dello chef e del sommelier che li conosce per le proprie creazioni culinarie.
Un peccato spendere tanto per un analcolico? Anche Adamo aveva fatto la sua scelta: al posto del Paradiso è stato meglio cogliere la prima mela.
Paola PERFETTI
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