Nonostante le diffidenze e le disattenzioni, la moda si attesta come voce principale del bilancio nazionale italiano, fattore chiave del sistema economico del paese, e una risorsa ancora non pienamente sfruttata. Ma finalmente la moda viene riconosciuta anche come patrimonio culturale di un paese che ama riempirsi la bocca di “grande bellezza”, ma è incapace di riconoscerla troppo spesso.
Se in tutto il mondo proliferano mostra di moda e sulla moda, in Italia ci siamo dovuti accontentare delle modeste poche sale dedicate ad Anna Piaggi e i suoi cappelli a Palazzo Morando, mentre a Londra Isabel Blow veniva celebrata con tutti gli onori del caso; e sempre a Palazzo Morando lo scorso autunno è stata allestita un’anacronistica mostra sull’immenso e prezioso guardaroba di una diva come Valentina Cortese, che avrebbe meritato qualche attenzione in più.
Ma i grandi marchi del made in Italy, pionieri come spesso accade, hanno compreso prima di tutti l’esigenza di fare del loro patrimonio storico l’oggetto di progetti di storytelling e di comunicazione. E rientra in questo disegno la nascita di Guccimuseo.com che apre al mondo del web le porte del Museo Gucci di Firenze, nato a Palazzo della Mercanzia nel 2011, l’anno in cui il marchio celebrò con diverse iniziative e progetti i primi 90 anni di un’illustre storia fatta di artigianalità, impresa, icone del cinema e bellezza ad ogni latitudine.
“Fin dalla mia prima visita all’archivio, quando approdai a Gucci, ho sentito una profonda responsabilità verso la tradizione del marchio. Ho voluto far rivivere il suo prezioso patrimonio storico per celebrare il grande potere narrativo che esiste dietro l’incredibile varietà di prodotti e motivi iconici di Gucci”, queste le parole del direttore creativo Frida Giannini, la cui scelta di scommettere nella forza dell’identità si è rivelata vincente nella missione di traghettare verso il nuovo millennio e nuovi successi il marchio dalle doppie G.
Ed in questa operazione il web ha avuto un ruolo fondamentale, rivelatasi importante anche dal punto di vista degli affari, grazie all’e-commerce nato nel 2002. Guccimuseo.com, con un semplice click, permette di accedere a tre diverse sezioni: “Archivio” dove perdersi tra i manici della bamboo bag e le stampe flora amatissime dalle star del cinema; “Gucci e l’arte” dedicata alle esposizioni temporanee e a tutti i progetti che vedono Gucci impegnata a sostegno dell’arte, ad esempio accanto alla The Film Foundation di Martin Scorsese o alla Biennale di Venezia; “Museo” dedicato a tutte le informazioni di servizio e curiosità sulla storia Gucci.
Dopo il The Valentino Garavani Museum, che l’ultimo imperatore della moda lanciò da vero precursore nel 2011, raccogliendo oltre 5mila documenti per raccontare 50 anni di carriera e regalarla al mondo intero, ancora una volta la moda italiana si conferma lungimirante e lucida nel cogliere le esigenze di un mutato contesto di comunicazione e di fruizione. Oltre che di interesse nei confronti della moda: le mostre in giro per il mondo o i 2 biopic su Yves Saint Laurent (uno nelle sale dal 3 april, l’altro al prossimo Festival di Cannes) ne sono una dimostrazione.
Andrea VIGNERI