di Davide PASSONI
“Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita”. Aforisma di Oscar Wilde. Chi se non il re dei dandy poteva estrarre in 11 parole il succo di un accessorio che più accessorio non si può?
La cravatta è una delle presenze più frequenti sotto gli alberi di Natale, insieme, probabilmente, ai profumi, ai portafogli (vuoti) e agli aghi caduti dagli alberi stessi (almeno da quelli veri). Ma regalare una cravatta non è una banalità, almeno per chi vuol fare la figura del Gesù Bambino fashionista. Meglio quindi dare un’occhiata alle tendenze prima di acquistarne una.
Quest’anno assolutamente IN le cravatte strette, sottili, minimal. OUT i cravattoni tipo bavaglia, lenzuolacci male annodati che fanno molto volgare. Maestri in questo campo, come sempre, Dolce&Gabbana, che propongono la loro visione della “striscia di seta” più amata dagli uomini rigorosamente minimal. D&G a parte, andatevi a vedere le classiche di Hermès: intramontabili e attualissime, 40 anni fa come oggi in linea con le tendenze.
Sul fronte del colore, l’uomo classico resta classico, in barba alle follie cui si lasciano andare ogni tanto gli stilisti più eccentrici. Anche per questo Natale vincono i blu, gli azzurri tenui o poco marcati, i toni autunnali del marrone, il verde, più bosco che smeraldo. E il regimental, che è come Andreotti: non muore mai. Tutto IN. Da incubo, e quindi OUT, le cravatte fluo o quelle sui toni molto accessi e con cangianti fantasie, floreali e non, optical Anni ‘70. Maestri del classico, quindi, i Marinella di Napoli, che propongono non solo il loro omonimo blu, ma si sanno rinnovare stringendo la loro sette pieghe come tendenza vuole. Perché la forza di un nome sta anche nel saper essere se stessi seguendo i tempi.
Parliamo di materiali? Ma sì, dai… Creare una cravatta senza seta è come stampare un libro senza carta per cui anche per il Natale 2012 seta come se piovesse. Non mancano però materiali altrettanto nobili come il cachemire – proposto da Forzieri, Borsalino e altri – o la lana cardata di Caruso. L’importante è la sobrietà. Da aborrire come il calzino bianco corto le cravatte a crochet, appena tollerate quelle a tricot (appena, però…), purché poco appariscenti.
Infine, permetteteci una riflessione. Come creiamo le cravatte noi italiani, non le crea nessuno. Ecco perché ci piace segnalare alcune eccellenze di nicchia come il progetto di Salvatore Battello W-D MAN, A CLEAN WELL-DRESSED MAN, incentrato sui capispalla ma con cravatte davvero di livello per taglio, lavorazioni e materiali. Come Cilento 1780, anima della cravatta napoletana tanto quanto Marinella, se non di più, che della sette pieghe ha fatto un must, proposto quest’anno anche in versione natalizia. Come Italo Ferretti, sartoria abruzzese che all’artigianalità unisce la tecnologia di diversi brevetti esclusivi pensati per l’universo della cravatta.
E allora, mentre pensate a quale striscia di seta (o lana, cachemire e affini) regalare al vostro uomo, vi regaliamo noi quest’altra citazione di Wilde, mai vera come di questi tempi: “Con un abito da sera e una cravatta bianca, chiunque, anche un agente di cambio, può far credere di essere una persona civile”.