Per gli esteti del suono la vera perfezione acustica non è tutto nell’ineccepibile, ma freddo, audio digitale moderno. Tecnicamente, la qualità audio di un vinile può arrivare al massimo a 15 kHz, mentre il CD arriva fino a 44.100 kHz ai limiti della perfezione. Ma c’è un fattore, meno astratto di quello che si potrebbe pensare, che la tecnica moderna non riesce ad emulare nemmeno con i più sofisticati apparecchi per la riproduzione: il calore del suono. Quelle piccole imperfezioni che rendono la musica quasi più reale, più umana.
Negli ultimi anni il vintage ha riscoperto le potenzialità enormi dei vecchi dischi in vinile, recuperando presto una posizione di prestigio nel mercato di riferimento. I dischi 33, 45 e 75 giri raggiungono prevalentemente due categorie di consumatori ben delineati: i nostalgici dei bei tempi che furono che arricchiscono la propria vecchia collezione e i più giovani, desiderosi di avere fra le mani una vera e propria opera d’arte. Perché il fascino del vinile non si ferma “solo” all’aspetto audio, ma si allarga prepotentemente alla copertina. Nell’immaginario collettivo sono scolpite alcune tra le più celebri copertine della storia della musica del secondo dopoguerra: dal maiale rosa in volo sulla Battersea Power Station di Londra dell’indimenticabile Animals dei Pink Floyd all’attraversamento pedale di Abbey Road dei Fab4.
Jacopo Marchesano
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